Rapinatore ucciso in gioielleria, ora è in carcere l'intera banda

Convalidati i fermi per il colpo nel negozio di Daniele Ferretti

La rimozione del corpo del rapinatore (nel riquadro)

La rimozione del corpo del rapinatore (nel riquadro)

Pisa, 21 luglio 2017 - Custodia cautelare in carcere anche per altri due complici di Simone Bernardi, il rapinatore ucciso il 13 giugno durante una rapina in una gioielleria a Pisa dal gioielliere Daniele Ferretti che ha sparato con la sua pistola ai malviventi. Dopo il fermo convalida e trasformato in custodia in carcere per Gabriele Kiflè, 31 anni di Aprilia, accusato di essere il bandito armato di pistola che minacciò la moglie di Ferretti, la stessa misura è stata adottata dal Tribunale di Pisa per Marco Carciati, che faceva il palo, e dal tribunale di Velletri per Daniele Masi, che contribuì a pianificare il colpo.

Le indagini, dirette dal pm Paola Rizzo e condotte dai carabinieri, hanno permesso di ricostruire il tentativo di rapina e di identificare i soggetti coinvolti, ognuno con un proprio ruolo: Carciati era il palo, mentre nel negozio, oltre a Bernardi, era entrato Kiflè che aveva anche sparato con un'arma modificata; Masi ha avuto invece un ruolo, soprattutto nella fase preparatoria e nella fuga immediatamente successiva, avendo accompagnato il Kiflè da Aprilia all'esecuzione di uno specifico sopralluogo, il 12 giugno, funzionale alla rapina.

Subito dopo il tentativo di rapina, la banda, senza Bernardi che era rimasto ucciso, si è ritrovata in un circolo ricreativo di Pisa, dove già si era incontrata nei giorni precedenti. Il circuito di videosorveglianza del circolo, spiegano i carabinieri in una nota, «insieme a quello della gioielleria, hanno permesso di consolidare le risultanze investigative sui componenti del commando». I tre arrestati sono accusati in concorso di tentata rapina, tentato omicidio, porto illegale di armi, ricettazione (della macchina rubata, rinvenuta nel parcheggio davanti alla gioielleria la sera della sparatoria).