Caso Ragusa, Antonio Logli venerdì davanti al gup. Rischia una condanna a vent’anni

La scelta dell’abbreviato gli consentirà una riduzione di pena

Roberta Ragusa

Roberta Ragusa

Pisa 17 novembre 2016 - Antonio Logli rischia vent’anni di carcere. Se – come molto (ma anche... di più) lascia presagire – domani chiederà il giudizio abbreviato all’udienza preliminare-bis davanti al giudice Elsa Iadaresta. Sembra proprio questa, infatti, la (sofferta) scelta concordata insieme ai suoi difensori, gli avvocati Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri. Una scelta quasi obbligata per cercare di ridurre i danni (ovvero la pena) al minimo visto un pressoché certo rinvio a giudizio e una non improbabile condanna, specie davanti a una giuria popolare (ovvero in Corte di Assise). 

Tutto questo per due motivi. In primo luogo le ‘devastanti’ motivazioni con le quali lo scorso marzo i giudici della Corte di Cassazione hanno letteralmente fatto a pezzi (punto per punto) la sentenza del 6 marzo 2015 del giudice Giuseppe Laghezza che il 6 marzo dell’anno scorso aveva prosciolto il marito di Roberta Ragusa dall’accusa di aver volontariamente ucciso la moglie e di averne soppresso il omicidio cadavere. Quanto sostenuto dagli ‘ermellini’, infatti, non potrà non influire – e verosimilmente anche in maniera pesante, se non proprio decisiva – su quanto sarà chiamata a decidere – processo sì o no oppure colpevole o innocente – riguardo alle sorti giudiziarie di Antonio Logli.

In secondo luogo, nei giorni scorsi si è concluso il processo di primo grado di un vicenda che ha diversi punti in comune con il «mistero d Gello». Padre Gratien Alabi è stato condannato dalla Corte di Assise di Arezzo a 27 anni per l’omicidio e la soppressione di cadavere di Guerrina Piscaglia, scomparsa il 1° maggio 2014. Il religioso è stato processato e per un ‘presunto’ omicidio, in quanto il cadavere della Piscaglia, non è mai stato ritrovato, esattamente come nel caso di Roberta Ragusa. La condanna del sacerdote congolese, rappresenta quindi un precedente (recentissimo) giurisprudenziale, che per la sua attualità e per gli elementi di similitudine, avrà sicuramente la sua influenza nel corso del procedimento contro Logli.

Alla luce di tutto ciò, ecco perché domani, nell’aula al primo piano del tribunale – in un palazzo di giustizia super blindato per tenere a freno l’assalto dei mass media – i difensori di Logli chiederanno l’abbreviato. Un rito che consentirebbe a Logli di evitare (almeno nel primo grado di giudizio) un processo davanti alla Corte di Assise (lo ricordiamo composta da due giudici togati e appunto sei popolari). Neppure in Corte di Assise, comunque, Logli rischierebbe l’ergastolo: non sussistendo l’aggravante della premeditazione, ma solo del grado parentale dello stretto vittima, infatti, il marito di Roberta potrebbe essere condannato a un massimo di trent’anni di carcere. Che, come anticipato, diventerebbero venti con il giudizio abbreviato, che appunto prevede la riduzione di un terzo della pena.