Quanti inutili processi ai ‘fantasmi’ in tribunale

Ogni giorno decine di condanne in contumacia a imputati che mai le sconteranno

Avvocati in tribunale

Avvocati in tribunale

Pisa, 27 settembre 2016 - Tribunale di Pisa: un giorno qualsiasi (ieri), un’udienza qualsiasi davanti a un giudice monocratico (Paola Giovannelli). I processi a ruolo sono ben 17, nei quali solo in 3 gli imputati sono italiani. Per il resto è un campionario di cittadini del mondo che per venire a delinquere nel nostro Paese hanno percorso migliaia di chilometri per poi sparire nel nulla.

Tutti o quasi difesi da avvocati di ufficio – gli unici che in questa situazione ci guadagnano (sebbene poco) –, giudicati quasi sempre in contumacia e molto spesso condannati a pene che quasi mai sconteranno e a multe che ben difficilmente pagheranno. In un’ancora tiepida giornata d’inizio autunno, nell’aula al piano terra del palazzo di giustizia, affollata da avvocati e testimoni, aleggiano i fantasmi di una ventina di imputati, oggi finiti chissà dove, originari di una dozzina di Stati sparsi sul mappamondo: dal Baltico al Maghreb, perché questa volta mancano cinesi, brasiliani, dominicani ed egiziani, che invece spesso figurano tra gli imputati nell’udienze monocratiche (un solo giudice), quelle per i reati cosiddetti ‘minori’, mentre per quelli più gravi ci sono i collegi (tre giudici togati) e la Corte di Assise (due giudici togati e sei giudici popolari).

E così il variegato campionario di reati e relativi imputati annovera – tra gli altri – un evaso albanese, una rumena per aver contravvenuto al foglio di via, un suo connazionale e due tunisini spacciatori, tre ricettatori rumeni e un tunisino, un marocchino e un’ucraina picchiatori, una danneggiatrice kazaka, l’immancabile ‘pataccaro’ senegalese e, per non farci mancare nulla, un macedone che non mandava i figli a scuola e un bosniaco sorpreso a bruciare rifiuti speciali. Un abbecedario della microcriminalità, insomma, che ingolfa la ‘macchina giudiziaria’. Una riedizione 2.0 di «Un giorno in pretura» senza... storie né ‘comparse’. Ore di lavoro (del giudice, pubblico ministero e avvocati) e denaro pubblico sprecati. Una (simbolica) goccia nel mare magnum della dissestata giustizia italiana. Come diceva Totò: «E io pago!»Sono davvero ormai lontani i tempi del dura lex sed lex...