Avvocato gay finge paternità. Il bimbo era stato 'comprato'

Denunciati il legale, il compagno e la madre che aveva ceduto il neonato. L'indagine interessa Pisa e Pavia. Le foto del neonato postate sui social

Un reparto di neonatologia (Foto di archivio)

Un reparto di neonatologia (Foto di archivio)

Pisa, 31 gennaio 2017 - Un avvocato gay, da anni convivente con il compagno, cittadino albanese, avrebbe fatto arrivare in Italia una ragazza di quel Paese, già in avanzato stato di gravidanza, e l'avrebbe sposata assumendo falsamente la paternità del nascituro, nato pochi giorni dopo le nozze. Per la madre, per il falso padre e per il suo compagno - come confermato dalla Polizia - è scattata la richiesta di rinvio a giudizio per alterazione in concorso di stato civile di un neonato. Il neonato, nel frattempo, è stato collocato in una comunità protetta e riaffidato alla madre biologica.

Ad avvertire la Polizia e far scattare le indagini della Digos della Questura di Pisa, è stata una segnalazione confidenziale sul matrimonio dell'avvocato, che conviveva stabilmente con il fidanzato da ormai diversi anni. Sarebbe stata poi la stessa donna a presentarsi in Questura con il vero fidanzato, affermando che, in cambio del bambino, erano stati loro promessi 70mila euro, ma di averne ricevuto solo cinquemila. I sospetti hanno trovato i primi riscontri nelle dichiarazioni del personale sanitario che aveva seguito la donna, che poco dopo il parto aveva fatto rientro nel suo paese insieme al padre naturale del bambino, fratello del convivente dell'avvocato. Questi e il compagno avevano anche postato sul loro profilo social diverse foto insieme al neonato, senza la madre. A un certo punto, l'avvocato aveva fatto rientrare in Italia la madre del bambino, ma la convivenza forzata in un unico appartamento delle due coppie aveva scatenato continui litigi, portando la giovane albanese a scappare con il fidanzato e a confessare tutta la storia ai poliziotti. Gli agenti hanno accertato anche le dazioni di denaro. La coppia ha confermato le medesime dichiarazioni davanti al Pubblico Ministero.

Dopo il test del Dna il bimbo è stato immediatamente allontanato dall'abitazione su disposizione del Tribunale dei Minorenni e collocato insieme alla madre in una struttura protetta, dove si trova tuttora. «Il mio assistito non è stato rinviato a giudizio. Si tratta di una vicenda complessa e al momento ci limitiamo a dichiarare che ha agito unicamente per tutelare l'interesse del bambino»: lo ha dichiarato Niccolò Angelini, presidente dell'arcigay di Pavia e avvocato del legale pavese gay accusato di alterazione di stato civile di neonato. Oltre alla vicenda giudiziaria è stato avviato un procedimento parallelo al tribunale dei minori di Milano. A oggi non è stata fissata la data di inizio dell'udienza preliminare, l'avviso di conclusione indagini è stato notificato a luglio.