"Caro presidente, la prego ceda il Pisa"

La lettera aperta di un nostro lettore all'ex patron Fabio Petroni

Tifosi in apprensione

Tifosi in apprensione

Pisa, 20 agosto 2016 - Il futuro del Pisa tiene una città col fiato sospeso. Questo l'intervento di un nostro lettore.

"Presidente, voglio analizzarla da un’altra prospettiva. Ha comprato il 50% di una squadra di calcio di Lega Pro. La squadra di una delle città dove ha i principali interessi economici della sua azienda. Città calda, passionale, grande seguito. È arrivato in serie B grazie a meriti non suoi e a un progetto sportivo che non ha neanche impostato. Unica attività che prova a lanciare è il Pisa Football College, iniziativa suggestiva e roboante per i media ma da subito osteggiata nelle modalità e nelle finalità dagli stessi vertici sportivi della società. Appena vinti i play-off dichiara di voler estromettere l’unico fautore - insieme alla squadra - del miracolo sportivo. Inanella una serie di figuracce mediatiche tant’è che da lì a poco partirà l’esclusivo utilizzo dei comunicati stampa, a lei più consoni. Parte la guerra con la piazza, con l’allenatore, con il Comune.  Partono le inchieste giornalistiche che iniziano a far luce sui tanti punti oscuri della Britaly Post e Terravision. In una situazione paradossale, chi fa il passo indietro è proprio il mister che, per sua personale sensibilità, tenta di mettere i puntini sulle i e sottoscrive il famoso patto di Gallarate. Rileva il 100%, ma la fideiussione per iscriverela squadra la campionato la fanno altri. Inizia finalmente la prima parte della stagione, quella che deve gettare le basi per l’anno calcistico. Ritiro a Storo, tanto entusiasmo, primi colpi di mercato.  Ma lei non può sfuggire al passato: arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta. Ammetterà che non è un bel biglietto da visita. Ma assicura che tutto sarà comunque garantito, alla fine ci crede anche chi le era avverso, chi ci ha portato in B, perché dovremmo disperarci. Eccolo il perché. Prima l’avvocato di Ringhio, poi Ringhio stesso alzano bandiera bianca. “Con questi non si può lavorare”. Sì ok, la goccia è la nomina alla gestione del settore giovanile non concordata. Ma in realtà si scopre il vaso di pandora: il ritiro senza un euro, debiti coi fornitori e con alcuni dipendenti, Lucchesi che non è stato liquidato, l’acqua fredda a San Piero. La fantasia e la realtà si confondono. Parte la ‘guerra’ dei comunicati. Mai un chiarimento definitivo. Mai una spiegazione sensata. Solo risposte per burocrati. Ma il calcio è sudore, passione e programmazione. La squadra è fedele al proprio condottiero. La tifoseria si stringe intorno ai suoi beniamini e lei? Niente. Il vuoto cosmico, come quello trovato allo stadio dai malcapitati del Celta Vigo. Non un membro della società. Una roba nemmeno da Dilettanti.  La storia recente, la cordata di Dana, le minacce di querele, il tentativo di ritiro imposto, non ho neanche voglia di affrontarli. Petroni, una società privata che intende fare business dovrà in primis conoscere il cliente, il sistema in cui opera, i cosiddetti stakeholders. Se lei avesse operato scelte difficili, discutibili, ma per un evidente conseguimento degli obiettivi che una società sportiva di serie B si deve prefiggere, allora parleremmo d’altro. Perché non ha fatto il bene della società tutelando i tifosi (fonte di introito e non solo) grazie a un progetto stabile, sensato, che abbracci tutti i settori, dal rimpiazzo di una guida tecnica che non hai mai digerito, alle giovanili, allo stadio? Perché ha saputo esasperare solo gli animi con prese di posizione piccate e infarcendo la società di figure dal background tecnico e sportivo discutibile? L’assenza di risposta e di chiarezza alimenta il proliferare di rabbia e frustrazione. Ma anche delle ipotesi. Pulizia di denaro, scatole cinesi, intenzione di lucro, dolo.Eppure, niente la smuove. O meglio, una cosa le piace.. Ha dimostrato di non saper gestire il Pisa e neanche di provarci. A questo punto ceda, scappi, sparisca. Se non per il Pisa, lo faccia per se stesso: 5,5 milioni sono più che congrui".

Simone