Modigliani e le opere ritenute false. Due erano in mostra a palazzo Blu

Si tratta di un quadro e un disegno. Il perito: «Riproduzioni grossolane»

Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani

Pisa, 15 gennaio 2018 - Fra i presunti falsi di Amedeo Modigliani su cui indaga la Procura di Genova – dopo il sequestro e le perizie su 21 pezzi che erano in mostra a palazzo Ducale nel capoluogo ligure, bollati dai periti come grossolane riproduzioni – ci sono anche due opere che furono esposte a Palazzo Blu nella grande mostra autunnale del 2014 dedicata al pittore livornese. Si tratta del «Ritratto di Soutine», un olio su tela di 55 x 35 cm datato 1917 e proveniente da una collezione privata, e del disegno «Testa scultorea», datato 1911, realizzato a matita grassa su carta e proveniente dalla Collezione Guido Guastalla.

Le due opere ritenute false erano state esposte, assieme ad altre cento del grande artista, dal 3 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015 a Palazzo Blu nella mostra «Modigliani et ses amis» organizzata da MondoMostre – rinomata società di eventi culturali che ha anche allestito anche la rassegna di Palazzo Ducale a Genova – e curata da Jean Michel Bouhours, accreditato studioso di Modì e responsabile del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi. Da qui erano arrivate a Pisa 60 opere che, assieme ad altre 40 da collezioni private, erano state ammirate da oltre centomila visitatori in quattro mesi.

Fra i Modì provenienti da collezione privata, a Palazzo Blu c’erano anche, come risulta dal catalogo, alcune opere di Carlo Pepi, l’esperto pisano di Modigliani che, nel 1984, aveva smascherato la burla delle tre teste di pietra, e che ora è il «grande accusatore» della mostra di Palazzo Ducale, chiusa anzitempo il 14 luglio dell’anno passato. Pepi, al tempo dell’esposizione di Palazzo Blu, non aveva tuttavia sollevato dubbi sull’autenticità di quelle due opere allora esposte e ora finite nella bufera, a Genova, assieme ad altre 19. La Procura del capoluogo ligure, che ha aperto una inchiesta per truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio, ha ricevuto nei giorni passati l’esito della consulenza della perita nominata dai magistrati per far luce sulla vicenda: la perizia di Isabella Quattrocchi, nota esperta di storia dell’arte, integrata dalle relazioni di due studiosi francesi e di un italiano non solo conferma, nelle 72 pagine finali, che 20 dei 21 quadri contestati sono falsi. E mette mette ad esempio in evidenza le firme «con tratto infantile» o «pasticciate», le figure assemblate «senza alcuna competenza», le tele invecchiate «in maniera maldestra».

Non solo: molti dei dipinti sequestrati sono ricoperti – si legge ancora nella perizia – con un pannello di «carton plum» per «non svelare i trucchi della realizzazione, volendo farlo passare per un dipinto d’epoca. In altri casi il tratto analizzato e quello di un «dilettante, privo di qualsiasi vena artistica su supporto in tela già preparata, di tipo commerciale, tirata su un telaio di tipo seriale con una traversa e nonostante le chiavi di tensionamento risulta allentata, artificiosamente ingrigita».

La vicenda dei presunti falsi è ancora all’inizio e non si escludono colpi di scena. E il protagonista, ancora una volta, è il livornese Modigliani, grande artista le cui opere non hanno pace.