Marianeve è diventata un angelo. I genitori: «Ora vogliamo la verità»

La piccola bara bianca nella camera ardente a I Passi. Funerali lunedì 5 dicembre 2016 alle 15

L'arrivo della piccola bara bianca alla camera ardente

L'arrivo della piccola bara bianca alla camera ardente

Pisa, 4 dicembre 2016 - Un silenzio più assordante di qualsiasi altro rumore. Quello che aleggia tra i palazzi del quartiere de «I Passi». Tra gli alberi gli uccellini non cinguettano più. Il sole tramonta in fretta dietro le nuvole. Davanti alla chiesa dell’Immacolata soffia il vento e porta con sé i sussurri di chi, a capo chino, entra per stringersi al dolore dei familiari della piccola Marianeve, la bimba di 6 anni morta soffocata dopo aver ingerito un pezzetto di gomma piuma venerdì mattina alla scuola materna comunale «Agazzi».

Ieri, intorno alle 16, la salma della piccola, terminata l’autopsia, è stata composta in una cappella della chiesa de I Passi e qui saranno celebrati lunedì 5 dicembre 2016 alle 15 i funerali. A trasferire la piccola bara bianca il personale della Misericordia. I genitori – Domenico ed Elisa Parducci, una famiglia molto conosciuta in tutto il quartiere e nella vicina Porta a Lucca, dove risiedono i nonni materni – non tolgono per un solo istante lo sguardo dalla piccola bara. Non hanno più lacrime da versare, resta un dolore immenso, un peso che solo la forza della fede, forse, può lenire.

Domenico ed Elisa – lui insegante alla scuola di Marina, lei bibliotecaria universitaria – mano nella mano, seduti sulla panca della cappella, si alzano ogni volta che qualcuno si avvicina: volti noti, amici, conoscenti, semplici fedeli che vogliono dimostrare vicinanza alla famiglia e sgomento per l’accaduto. Abbracci, parole che muoiono in gola, singhiozzi, lo strazio sui visi rigati dalle lacrime di tutti i presenti. Marianeve, nel suo vestitino bianco e celeste, è adagiata nella piccola bara come se dormisse. Il volto disteso, che sembra sorridere. Il babbo e la mamma lo baciano quel sorriso. Le accarezzano il viso, le manine e il distacco è qualcosa di immenso, incolmabile, troppo grande da gestire. «Adesso vogliamo sapere la verità. Ci affidiamo alla magistratura perché si faccia luce su quanto accaduto» sono le parole affidate ad alcuni amici. Ma con dignità e compostezza senza nessun altro desiderio se non quello di capire. «Quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?». La scritta spicca a lettere rosse su un telo bianco sulle mura di cemento della cappella. Quelle mura grigie e spoglie che troppo stridono con la figurina di una bimba che il mondo doveva ancora conoscerlo. La tragedia che continua a consumarsi tra le panche, tra le pareti fredde, non ha una spiegazione. Lo sconforto sui volti dei genitori lascia lo spazio alla rassegnazione. Dove vengono a mancare le parole, sono i gesti a esprimere i sentimenti. Le fronti si aggrottano, si scuotono le teste. Le mani, giunte in preghiera, chiedono silenziose un perché di una disgrazia senza perché.

In un clima di profonda commozione, ieri pomeriggio, le mamme dei compagni di scuola del fratello maggiore di Marianeve si sono riunite con i loro bimbi in una veglia di preghiera nella chiesa di San Torpé. E’ difficile spiegare ai bimbi il senso di una tragedia. Lo sgomento dei nonni che non si piegano, che sembrano non volersi arrendere alla realtà. La disperazione dei genitori che piangono per la voragine che la scomparsa della loro cucciola ha lasciato nei loro cuori. Sono grida soffocate nel vuoto di un’assenza. A dare una spiegazione dovrà provarci, adesso la magistratura, ma non sarà mai sufficiente a renderci la risata di Marianeve. Del suo sorriso rimane adesso solo una copia, dipinta tra le gote, coperte da un velo bianco.