Caso Ragusa, condanna Logli: ecco le motivazioni

Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, il 21 dicembre è stato condannato a venti anni con il rito abbreviato per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere di sua moglie

Antonio Logli e Roberta Ragusa

Antonio Logli e Roberta Ragusa

Pisa, 20 marzo 2017 - Saranno depositate stamani le motivazioni della condanna di Logli. Dato che il termine ultimo è il 23 (90 giorni dalla sentenza). Dopodiché la copia sarà subito disponibile per le parti. Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, il 21 dicembre è stato condannato a venti anni con il rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Elsa Iadaresta che lo ha ritenuto colpevole dei reati dei quali era accusato: l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere di sua moglie.

Il Tribunale del Riesame ha poi respinto due ricorsi. Quello della Procura - il procuratore capo Alessandro Crini e il sostituto Aldo Mantovani, titolare dell’inchiesta fin dall’inizio - reiterava la richiesta (respinta dal gup) di custodia cautelare in carcere, in quanto secondo la pubblica accusa sussistono il pericolo di reiterazione del reato e quello di fuga da parte di Logli. L’uomo – tramite i suoi due difensori di fiducia –, gli avvocati Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, chiedeva invece di tornare in piena libertà, la revoca delle misure che il giudice Iadaresta gli aveva imposto dopo la condanna: l’obbligo di dimora, nelle ore notturne (divieto di uscire di casa dalle 21 alle 6), nella sua abitazione in via Ulisse Dini a San Giuliano (da dove sua moglie Roberta scomparve la notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012) e il divieto di allontanarsi da San Giuliano e Pisa.

I giudici fiorentini - presidente Livio Genovese, a latere Elisabetta Pioli e Pierfrancesco Magi - hanno integrato l’obbligo di dimora notturno a carico di Antonio Logli con il divieto di espatrio e una “reperibilità”, comunicare preventivamente i luoghi in cui sarà rintracciabile. Non avendo modificato la misura cautelare nei confronti di Logli, ma ribadendo quella impostagli dal giudice per l’udienza preliminare, la sentenza del Tribunale del Riesame - che aveva unificato i due ricorsi - conferma quindi in pieno quanto disposto dal giudice Iadaresta.