Ressa al Cup. "File infinite e pagamenti impossibili"

Caos già dal primo mattino con centinaia di persone in attesa. Ecco le testimonianze

Pisa, file al Cup di via Garibaldi

Pisa, file al Cup di via Garibaldi

Pisa, 23 gennaio 2018 - «E’ un vero calvario, ho davanti 80 persone e solo due sportelli sono aperti». Ha esordito così una giovane madre che, ieri mattina poco prima delle 11, ha telefonato a La Nazione per lamentare i disagi e le lunghe code che si erano formate al Poliambulatorio di via Garibaldi. Così i nostri cronisti, per l’ennesima volta nel corso degli anni, hanno raggiunto la struttura Asl per verificare la situazione e, persona dopo persona, hanno accolto gli sfoghi e le lamentele dei pazienti in attesa del loro turno. Siamo arrivati alle 11.10 circa e, nel parapiglia generale, abbiamo provato a farci spazio nella sala gremita per arrivare alla macchinetta automatica.

"Lasci perdere – interviene un signore che tiene in mano il biglietto numero 146 da un’ora e mezzo mentre la lucina rossa del display sta chiamando il numero 55 –. A quella può pagare solo se ha il bancomat. Altrimenti le conviene rassegnarsi e armarsi di tanta buona pazienza». Al suo fianco una signora sbuffa con un neonato in braccio: «Devo andare a prendere mio figlio alla materna, sono qui da due ore e ho 50 persone davanti".

Nel frattempo alcuni utenti si avvicinano al banco d’ingresso dove due ragazzi forniscono spiegazioni e numerini. Sguardo alto al display, faccia rassegnata e ticket lasciato al “malcapitato” di turno che ha appena varcato la porta d’ingresso: questa la scena che si ripete a distanza di cinque minuti. "Non abbiamo il bancomat – sbuffa una coppia di anziani –. Dobbiamo obbligatoriamente passare dagli sportelli?"

Alle 11.15 gli sportelli attivi non sono più due, come aveva denunciato la donna al giornale, bensì quattro. «Ho preso il numero 63 alle 9.30 – incalza un signore di mezza età guardando il display che segna il numero 59 –. Sono le 11.30 e non ho ancora pagato il ticket». Disagi, attese, anziani e anche bambini: le code cominciano ad infastidire le persone che alzano la voce con un’infermiera che ha appena aperto la porta grigia dell’accettazione radiologica. «Se devi andare in quel reparto la procedura è diversa – spiega una donna che tiene in mano il numero 153 –. Basta suonare con il modulo ‘Frei’ già compilato e ti aprono subito. Il vero collasso resta sempre il Cup: le code non riescono a defluire e le attese in media sono sempre di 2 ore». I due ragazzi all’ingresso della struttura, con gentilezza e pazienza, provano ad orientare i nuovi arrivati dando spiegazioni, ma la cassa automatica da circa mezz’ora non emette alcun suono e nessuno sembra volerla usare.

«O nessuno ha il bancomat o forse dovrebbero capire che per gli anziani non è poi una procedura così immediata – borbotta una signora –. Non potrebbero potenziare gli sportelli in determinati orari o fare un ufficio ad hoc per gli studenti?». Tanti, infatti, gli universitari in fila. «Sono qui da un’ora e mezzo – conclude un ragazzo –. Mi sono portato i libri per studiare perché, ormai da anni, la situazione resta invariata. Tanto vale impiegare bene i lunghi tempi di attesa».

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