Bandito ucciso dal gioielliere: «Nessuna colletta è stata autorizzata in carcere»

Il direttore della Casa Circondariale: "Non sono a conoscenza di collette fra i detenuti". Ferretti aveva donato occhiali al carcere

Il negozio dove è avvenuta la rapina (foto Valtriani)

Il negozio dove è avvenuta la rapina (foto Valtriani)

Pisa, 18 giugno 2017 - Alcuni detenuti, i compagni di corso e gli altri che lo avevano conosciuto, ancora non ci credono che Simone non c’è più e stanno cercando di capire. Potrebbero forse inviare un mazzo di fiori per il funerale di Simone Bernardi, il 43enne rimasto ucciso nell’assalto alla gioielleria di via Battelli: il commerciante Daniele Ferretti ha sparato sei colpi.

Uno ha trapassato Bernardi che è rimasto a terra, mentre il complice (che ne ha esplosi due) e il palo sono riusciti a fuggire e adesso il nucleo operativo dei carabinieri (al comando il maggiore Giovanni Bartolacci) li sta cercando. Varie le ipotesi: sembra scartata, però, quella che i due possano essere originari della provincia di Latina, la stessa da cui proveninva il 43enne. Era stato lui stesso a ripeterlo più volte: «Non voglio tornare nella mia terra». Aveva paura là di incontrare chi lo aveva introdotto in un mondo nel quale poi è ricaduto. Una morte così non è facile.

Ha colpito molto i compagni che restano dentro, così come l’area educativa che con lui aveva fatto un percorso: pet therapy, teatro, scrittura e due viaggi spirituali a Roma. Uno nel 2014 quando un gruppo ristretto di carcerati di Pisa, Pianosa e Porto Azzurro incontrò il Papa; l’altro a novembre del 2016, in occasione del giubileo dei detenuti.

Ma, al momento, nessuna raccolta ufficiale di soldi da destinare alla famiglia di Bernardi, notizia che si era diffusa ieri. «Non possono detenere i soldi, qualsiasi spesa deve essere autorizzata da me», spiega il direttore della casa circondariale Don Bosco di Pisa, Fabio Prestopino.

"E, nell’eventualità in cui il denaro fosse raccolto io dovrei sapere precisamente a chi deve essere destinato». Sia la compagna, una volontaria conosciuta proprio al Don Bosco, che il fratello vorrebbero che il giovane fosse ricordato diversamente. Quest’ultimo si è anche rivolto a uno studio legale romano".

Proseguono, intanto, le indagini. La Procura ha riconosciuto la legittima difesa a Daniele Ferretti. Ferretti che «da persona generosa», ricordano in molti nel mondo del volontariato del Don Bosco, in più di un’occasione, ha fatto donazioni al carcere di Pisa. In particolare, occhiali destinati ai detenuti.