Pisa, 30 aprile 2014 - Dopo oltre due anni di indagini preliminari sul marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, accusato dell’uxoricidio e della soppressione del cadavere della moglie, gli investigatori hanno raccolto diversi elementi, illustrati nella relazione finale dei carabinieri (una sessantina di pagine, con le conclusioni ‘unificate’ dei militari del Ros di Roma e di quelli del reparto operativo di Pisa).

Elementi che, da una parte smentiscono l’alibi dell’uomo il quale ha sempre sostenuto di aver «dormito dalle 24 alle 6.45 successive» e dall’altra descrivono il comportamento di Logli come «distaccato e non collaborativo», fino a negare due episodi, che secondo gli inquirenti hanno grande rilevanza.

Logli sostiene, infatti, né di essere andato la mattina successiva alla scomparsa di Roberta a casa di Loris Gozi - il principale testimone dell’accusa - per mostrargli una foto della moglie, né di aver svolto un sopralluogo in via Gigli dove Gozi afferma di averlo visto verso l’una della notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012.

Sulla base delle testimonianze dei vicini di casa Loris Gozi e Silvana Piampiani, nonché di quelle del vigile del fuoco Filippo Campisi e della colf Margherita Latona, quindi, secondo i carabinieri Logli mente (almeno) su quanto ha fatto nella parte iniziale di quella notte e la mattina seguente. Ma resta irrisolto il mistero sulla dinamica dell’omicidio e delle fasi immediatamente successive.