Pisa, 22 aprile 2014 - CONTRO Antonio Logli non ci sono solo le testimonianze di chi smonta il suo alibi per la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, quando scomparve sua moglie Roberta Ragusa. Oltre a un atteggiamento distaccato nella vicenda (quasi come se non lo riguardasse direttamente) e a un comportamento non solo non collaborativo, ma in certi casi anzi addirittura ostativo, c’è anche un particolare importante (secondo gli inquirenti) messo ovviamente in evidenza in entrambe le relazioni depositate in Procura dai carabinieri del reparto crimini violenti del Ros di Roma e dai carabinieri del nucleo operativo di Pisa, a conclusione delle indagini sul contitolare dell’autoscuola «Futura», che lavora anche come elettricista alla Geste.

Quando, infatti, nella tarda mattinata di sabato 14 gennaio 2012, Antonio Logli andò nella caserma dei carabinieri di San Giuliano Terme per presentare la denuncia di scomparsa della moglie, aveva ben visibile sulla tempia un lungo graffio, nonché altre escoriazioni sulla fronte. Ai militari, che gli chiesero le modalità del suo ferimento, Logli rispose di essersi procurato le escoriazioni lavorando sotto un albero di ulivo. Una spiegazione che ora non convince gli investigatori.

SUL fronte dell’inchiesta si attende - per primi di maggio - l’invio da parte e del pubblico ministero Aldo Mantovani dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Antonio Logli. A quel punto sarà molto importante vedere la strategia verrà adottata da lui e dal suo difensore di fiducia. «Quando avremo letto gli atti in mano alla Procura — ha detto l’avvocato Cavani — valuteremo se chiedere o meno di farci interrogare oppure quali altri atti suppletivi sia necessario fare».

Al contrario di molti suoi colleghi che difendono indagati di rilievo dal punto di vista mediatico, finora (e fin dall’inizio) il legale di Logli ha sempre mantenuto - sia per sé che per il suo assistito - la linea del silenzio più rigido, parlando (solo lui) il minimo indispensabile (forse anche qualcosa meno...) ed evitando, quindi, nel modo più assoluto l’esposizione mediatica.

ORA, però, si è (quasi) arrivati al momento delle scelte difensive strategicamente importanti. Dopo la (scontata) decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere (comunicata, in modo inconsueto, alla Procura via fax) nella fase delle indagini preliminari, presto dovrà decidere quale percorso intraprendere. «Se non chiederà di essere interrogato in questa fase — afferma l’avvocato Enrico Maria Gallinaro, che tutela gli interessi dello zio e dei cugini romani di Roberta Ragusa — significa che ritiene insufficienti gli indizi raccolti e non intende fornire ulteriori spiegazioni».

Federico Cortesi