Carpe diem

E' da più di vent'anni che Jan non esce di casa. Ogni giorno, finito il suo lavoro a casa, prende un libro dallo scaffale e si siede vicino alla finestra del suo studio, quella che dà sul lago. Legge il libro tutto in una volta e poi, fino a sera, sta con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Accidia e misantropia: una miscela che impedisce a Jan di muoversi da casa; proprio per questo fa lo scrittore. Non c'è niente di meglio che poter lavorare a casa propria. Sua sorella poi provvede a fargli la spesa due volte a settimana e a procurargli tutto ciò di cui ha bisogno.
Jan spegne il computer e si stiracchia. Si alza e va a prendere il libro del giorno: sceglie le Bucoliche di Virgilio, pensando che il bel tempo della giornata ben rispecchi il clima tranquillo e surreale dell'opera. Apre il volume ma la copertina e alcune pagine si staccano dalla rilegatura, rimanendogli in mano. Le guarda, non tanto stupito, e sospira. Quel libro ha quasi cento anni. Può rinunciare alle Bucoliche? Rimette a posto il libro e alza la cornetta del telefono che tiene sulla scrivania. Compone il numero di sua sorella e aspetta che gli risponda.
-"Lena, ho bisogno che tu mi vada a comprare le Bucoliche di Virgilio. Senza traduzione a margine, mi raccomando. No, io non esco"-.
-"Ho capito"- risponde Lena con uno sbuffo. -"Ci vediamo tra poco"-.
Jan sospira nuovamente e mette giù la cornetta. Sa benissimo che prima di due ore sua sorella non sarà da lui. Accidenti alle persone lente...
 

E ora? Non può scegliere un altro libro, sarebbe un'offesa nei confronti di Virgilio. Rassegnato, si lascia cadere sulla sedia davanti alla finestra e guarda fuori.
Ha sempre odiato il gran via vai sotto casa sua. Si era comprato quella villetta sul lago proprio perché pensava che sarebbe stato un posto tranquillo; ma presto il luogo era stato trasformato in una delle mete turistiche preferite dagli abitanti delle grandi città. Osserva le persone che passano sotto la sua finestra e non può che provare fastidio e insofferenza nei loro confronti; scuote la testa e rimpiange i bei tempi in cui il paese era ancora un posto tranquillo. Quegli stupidi turisti! Sempre a comportarsi come se tutto il mondo fosse nelle loro mani. Stupido anche il sindaco del paese, che aveva autorizzato e incoraggiato i lavori di... Com'è che li aveva definiti? Modernizzazione dello stile di vita. Se per lui sradicare alberi, distruggere aree verdi e demolire edifici antichi per far posto a discoteche, night club e compagnia vuol dire modernizzare lo stile di vita... Be', allora lo stile di vita attuale fa davvero schifo. Stupida umanità, fa di tutto per i soldi.
Scuote la testa e si convince sempre più che l'unica arma che gli è rimasta contro il declino della società è la sua misantropia. Perché sua sorella vuole che esca di casa? Piuttosto che mischiarsi con quella gentaglia preferisce di gran lunga starsene chiuso in casa. Che anche Lena stesse per diventare una vittima della modernizzazione dello stile di vita che tanto piaceva al sindaco?
A un tratto entra nel suo campo visivo una donna. Segue con lo sguardo il suo abito bianco svolazzante e i capelli neri ricci mossi dalla brezza, e si sorprende quando la vede sedersi su una panchina in riva al lago e prendere dalla borsa un libro. La donna resta seduta a leggere per un paio d'ore, e Jan non riesce a non guardarla, continuando a domandarsi perché quella donna lo stia meravigliando così tanto. Riesce a distogliere lo sguardo da lei solo quando sente sua sorella entrare in casa.
 

-"Eccomi"- dice Lena entrando nello studio. -"Menomale ho una copia delle chiavi. Ho suonato al campanello ma non mi hai risposto"-. Posa la busta della libreria sulla scrivania e gliela indica con un cenno del capo.
-"Grazie"- biascica Jan. Torna a guardare fuori dalla finestra ma si accorge che la donna è sparita.
-"Cos'è che ha attirato così tanto la tua attenzione?"- gli chiede Lena curiosa. Lo raggiunge e sbircia da dietro la sua spalla. Jan si alza infastidito, la prende per le spalle, e la spinge lentamente fuori.
-"Niente. Grazie per il libro, ci vediamo domani"-. Le chiude la porta in faccia e torna a sedersi al suo posto.
-"Jan! Almeno accompagnami alla porta!"-.
-"L'ho fatto"-.
Lena sospira esasperata e se ne va, ricordando al fratello che il giorno dopo sarebbe tornata per portargli la spesa. Jan annuisce e la ringrazia di nuovo.
Si alza e prende il suo nuovo libro delle Bucoliche. Se lo rigira per un po' tra le mani, non capendo per quale motivo non riesca a levarsi dalla testa l'immagine della donna seduta sulla panchina. Sfoglia le pagine con aria distratta, poi, a un tratto, lascia il libro sulla scrivania e raggiunge la finestra.
Pensandoci un attimo, era da un decennio che non vedeva qualcuno leggere all'aperto.

Il giorno dopo, alla stessa ora, Jan vede nuovamente la donna mora leggere un libro in riva al lago.
-"Lo sapevo!"- esclama Lena alle sue spalle.
Jan sobbalza per lo spavento e si volta di scatto verso Lena, fulminandola con lo sguardo.
-"Da quanto sei qui?"-.
-"Qualche minuto. Ti ho lasciato i sacchi della spesa giù in cucina"- dice Lena indicando il piano di sotto.
Passa qualche secondo in cui i due fratelli si guardano negli occhi in silenzio.
-"Ti incuriosisce, eh?"- dice Lena a un tratto.
-"Chi?"-.
-"Julia"-.
-"Chi è Julia?"-.
-"La donna che stavi guardando"-.
-"Non stavo guardando nessuna donna"- dice Jan girando il capo. Lancia una rapida occhiata alla panchina: perfetto, Julia non si è mossa di un centimetro.
-"Vuoi darla a bere a tua sorella?"- domanda Lena ridacchiando. -"So che ti incuriosisce, te lo leggo negli occhi"-.
Jan sbuffa e si alza. A volte sua sorella sa essere davvero insistente! Perché non se ne va e lo lascia in pace? Lena sembra capire cosa passa per la testa a Jan e lo rimprovera con un'occhiataccia. Ma guarda te questi misantropi accidiosi...!
-"Julia è la cugina del proprietario della libreria vicino a casa mia. Anche lei, come te, è piuttosto riservata e le piace leggere. E' laureata in lettere moderne e..."-.
-"Sì, ciao"-. Jan, come il giorno prima, prende sua sorella per le spalle e la spinge fuori dallo studio senza tanti complimenti.
-"Hai quasi quarantasei anni! Sarà il caso che tu esca un po'!"- gli grida Lena da dietro la porta.
Sua sorella continua a parlottare tra sé e sé finché non esce dal portone. Jan scuote la testa e sospira. Sta bene nel suo studio, lavora e guadagna soldi standosene a casa e non ha contatti con la gente falsa e stupida: c'è da lamentarsi?
Gli occhi gli scivolano sulla figura di Julia e non riesce a fare a meno di chiedersi che libro stia leggendo. Appoggia la schiena allo schienale della sedia e incrocia le braccia al petto. Ci sono molti scrittori di cui Jan ama leggere le opere; stila mentalmente una lista di questi e prova a indovinare quale sia l'autore che in quel momento sta sottoponendo il suo libro al giudizio di Julia. Ragiona per mezz'ora e alla fine si arrende. Fa per alzarsi e tornare a scrivere quando vede Julia chiudere il libro, rimetterlo nella borsa e alzarsi in piedi. Si volta verso la finestra e per qualche secondo i suoi occhi incontrano quelli di Jan. Julia sorride e abbassa la testa a mo' di saluto; prende poi la borsa e se ne va. Jan, gli occhi spalancati per la sorpresa, va a sedersi alla scrivania e accende il computer. Apre il programma di scrittura e prova a buttare giù qualche riga del suo romanzo, ma la sua mente non è per niente concentrata, continua a rievocare l'immagine della donna mora che gli sorride. Irrequieto, prende a camminare avanti e indietro per lo studio, lo sguardo fisso a terra e la fronte corrugata.
Per la prima volta dopo vent'anni ha avuto un contatto con una persona che non sia sua parente. Per qualche assurdo motivo inizia a preoccuparsi di cosa quella bella donna abbia pensato quando lo ha visto mentre la fissava dalla finestra. In preda a una tempesta di emozioni che non ha mai provato in vita sua, Jan si accascia sul divano e si passa una mano sul viso. Scuote la testa con veemenza e stenta a credere a quello che gli è appena successo. E pensare che fino ad ora non aveva mai creduto ai colpi di fulmine.

Per una settimana Julia continua a leggere in riva al lago, e ogni volta Jan la osserva dalla finestra. I primi giorni si sente strano. Cerca di concentrarsi sul libro e di capire le frasi che legge, ma ogni volta i suoi occhi vanno a cercare la schiena di Julia. Ha pure smesso di cercare di indovinare il titolo del libro letto da Julia; l'importante è che lei sia vicino a lui.
Il giorno seguente, però, Julia non si fa viva. Jan la aspetta pazientemente, seduto vicino alla finestra con "I fiori del male" sulle ginocchia. Passano le ore, ma di Julia nemmeno l'ombra.
-"Oggi non l'hai vista, vero?"- gli chiede Lena.
Jan scuote la testa, dimenticandosi di chiedersi da quanto tempo sua sorella fosse in casa.
-"Tra mezz'ora parte il treno per Zurigo. Julia se ne va"-.
Jan si alza di scatto, facendo cadere a terra il libro. Guarda la sorella negli occhi e spera che stia scherzando. Lena scuote la testa.
-"Ti rimane poco tempo se vuoi vederla un'ultima volta"-.
Jan inspira lentamente e guarda fuori dalla finestra. Julia sta per andarsene. Le ginocchia gli cedono e cade a sedere sulla sedia rossa. Sarebbe mai riuscito a vederla nuovamente? Magari l'anno successivo sarebbe tornata al paese, chissà. Però forse... La stazione dista quasi un chilometro da casa sua; per raggiungere Julia in tempo dovrebbe per forza prendere un mezzo pubblico, uno di quelli pieni zeppi di turisti e di gente. Sente un brivido percorrergli la schiena.
Al diavolo l'accidia e la misantropia! Non può permettere che Julia se ne vada, non prima di essersi presentato e di aver guardato da vicino i suoi bellissimi occhi castani! Si alza dalla sedia e, sotto lo sguardo sbalordito di Lena, fa qualcosa che non faceva da più di vent'anni: prende le chiavi ed esce di casa.

Rebecca Moggia