Pisa, 12 aprile 2014 - SI chiariscono i contorni della vicenda del parcheggio sotterraneo di piazza Vittorio Emanuele. Otto anni di lavori e disagi alla circolazione per ‘sorprese archeologiche e geologiche’, la rinuncia a uno dei quattro piani previsti nel progetto iniziale per infiltrazioni d’acqua e un conseguente ridimensionamento dei posti potrebbero costare cari ai pisani. Fino a 14 milioni di euro.

Questa è la cifra, in perdita, che la società «Parcheggi Pisa» ha calcolato nel proprio piano economico finanziario all’indomani della realizzazione del parcheggio. Cifra che si vorrebbe dal Comune di Pisa a mo’ di risarcimento danni. La questione è esplosa ed è un caso politico. Se il capogruppo di Ncd Raffaele Latrofa accusa il Comune di «cattiva gestione» e di aver «tenuto all’oscuro di tutto i cittadini per anni», l’assessore Andrea Serfogli smorza i toni e annuncia le contromosse del Comune.

LATROFA, che aveva portato il caso in Commissione, ripercorre i passaggi salienti, ottenuti dall’amministrazione gli atti ufficiali. «Nel 2002 il Comune affida l’appalto in concessione lavori alla ‘Saba’ con il metodo dell’offerta più vantaggiosa: 6,2 milioni di euro era l’importo dei lavori che — spiega Latrofa —, sarebbero dovuti durare 425 giorni, ma è stata un’odissea fino al 2009. Tante le varianti in corso d’opera e i problemi derivanti da ritrovamenti archeologici e da lavori di consolidamento idrogeologico che hanno fatto lievitare i costi per evitare danni ai palazzi intorno alla piazza. Costi — continua Latrofa — che la ditta ha quantificato in 14 milioni e che una commissione (l’avvocato Giuseppe Toscano e gli ingegneri Giovanni Vannucchi e Stefano Aversa, ndr) nominata nel 2010 dalle due parti per risolvere la vicenda per vie bonarie, depositando la propria relazione a novembre, ha ridimensionato in 2 milioni e 900 mila euro».

Ed ecco un’altra contromossa del Comune: «La proposta della commissione non è ancora stata adottata né dal Comune né dalla Saba — spiega Serfogli —. Il Comune ha chiesto al preside della Facoltà di Economia di indicare un esperto per verificare il piano economico finanziario della ditta. Perché il punto nodale è questo». In pratica, la Saba aveva previsto dalla gestione trentennale del parcheggio introiti che, a causa della rinuncia al quarto piano e alle varianti eseguite, cambia in modo sostanziale. L’esperto dovrà capire se i 2,9 milioni di euro che il Comune dovrebbe riconoscere alla ditta possono ‘girare’ nel piano finanziario evitando così ulteriori rilanci al rialzo da parte della Saba. «Sia noi che loro — spiega Serfogli — vogliamo chiudere la questione evitando cause in Tribunale e tempi biblici. E’ più conveniente per tutti chiudere con una transazione i cui tempi e modi stabiliremo col Consiglio Comunale».

SEBBENE Serfogli tenga salde le redini della situazione, il caso è diventato politico. E Latrofa attacca per primo: «Anche se la cifra è stata ricalibrata, il risultato è un aumento dei costi dell’opera del 50%, in barba alle normative sui lavori pubblici post-Tangentopoli». La situazione più grave, però, è secondo Latrofa il fatto che «il sistema dei lavori in concessione affidati dal Comune e gli inevitabili intoppi rischiano di replicarsi in tutto il sistema dei lavori pubblici gestiti dal Comune di Pisa, dal People Mover ai Piuss».

E ancora: «Scandaloso è il silenzio assoluto tenuto dall’amministrazione di fronte a un contenzioso aperto da anni. I cittadini sono stati tenuti all’oscuro di tutto e continuano a usare un parcheggio con tariffe salasso, mentre il sindaco in campagna elettorale definiva quella piazza, diversa nei fatti da quella prevista dal progetto, il fiore all’occhiello della città».

Eleonora Mancini