Pisa, 14 marzo 2014 - UN contratto a tempo indeterminato non è bastato. La nostalgia di casa — e la voglia di dare il proprio contributo alla ricerca italiana — hanno valso di più. Carolina Pagli — livornese laureata Pisa — è uno dei (sempre troppo pochi) cervelli ‘di ritorno’. Fa parte della ‘squadra’ di 24 ricercatori rientrati in Italia grazie al programma «Rita Levi Montalcini» promosso dal Miur. La sua «base» adesso non sarà più Plymouth — dove solo sei mesi fa aveva firmato il contratto che vale una vita —, ma nuovamente Pisa. E con lei hanno scelto di tornare nella città dove hanno studiato altri due ‘cervelli’: il fisico Stefano Bolognesi e Andrea Lamorgese, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale. Per tutti e tre un contratto della durata di tre anni.

«AVEVO voglia di fare ricerca nel mio Paese — conferma Carolina, 37 anni, una brillantissima carriera accademica all’estero, prima alla University of Luxembourg, poi a Leeds, fino ad arrivare alla Plymouth University, dove è stata docente di Scienze della terra fino al suo rientro in Italia — e il cosiddetto posto fisso, che avevo appena raggiunto, non mi ha convinto a rimanere in Inghilterra. Ogni tanto, è vero, mi sveglio la mattina e mi chiedo chi me l’ha fatto fare. I miei amici mi prendono per pazza. Ma sono felice di tornare a casa. E sia da parte mia che da parte dei colleghi dell’università di Plymouth c’è la volonta di mantenere aperta una collaborazione». Grazie al programma «Rita Levi Montalcini», Carolina Pagli lavorerà al progetto intitolato «La formazione di camere magmatiche ai margini di placca divergenti», finanziato con 202mila euro. La sua attività ha, infatti, sempre riguardato l’analisi dei meccanismi responsabili della deformazione della Terra, compresi i processi vulcanici, in particolare quelli che scuotono l’Islanda e la regione dell’Afar, in Etiopia.

L’ALTRO cervello è Stefano Bolognesi rientrato al dipartimento di Fisica dalla Durham University, in Gran Bretagna: ferrarese, 35 anni, allievo della Scuola Normale, ha vissuto a Pisa per 8 anni, il tempo necessario per laurearsi e conseguire il dottorato. Anche per lui, una carriera accademica in gran parte vissuta all’estero, tra il Niels Bohr Institute di Copenhagen, University of Minnesota negli Usa, Damtp University of Cambridge, Hebrew University of Jerusalem, fino ad arrivare all’ateneo di Durham. «Ma a differenza di Carolina non mi tratteneva là un contratto a tempo indeterminato — ammette — a convincermi a tornare in Italia è stata la qualità del progetto di ricerca, un’opportunità molto interessante per me. Tra l’altro sono molto curioso di rivedere Pisa dopo tanti anni di assenza, di capire com’è cambiata la città». Qui lavorerà al progetto «Teorie di solitoni, dualità e accoppiamento forte: con applicazioni in Qcd, supersimmetria, olografia, gravità e cosmologia», finanziato con 184mila euro.