Pisa, 20 febbraio 2014 - SI INFIAMMA il dibattito intorno al patrimonio culturale al grido «Ritirate quel documento. Se ne riparli a un tavolo comune». Il protocollo d’intesa sottoscritto pochi giorni fa nella Prefettura di Pisa ha superato i confini locali diventando un vero e proprio caso nazionale. Nato nella città della Torre, il protocollo che ufficializza la nascita di vere e proprie sentinelle dei monumenti, a costo zero per lo Stato, potrebbe diventare un modello per altre città dove l’apparato statale da solo non è in grado di monitorare le emergenze del proprio patrimonio storico e artistico.

La Confederazione Italiana Archeologi e alcune delle principali associazioni di professionisti dei Beni Culturali (Associazione nazionale archeologi, Archivisti in movimento, Giovani bibliotecari e aspiranti, Storici dell’arte in movimento) però non vedono di buon occhio, e anzi esprimono «profonda preoccupazione», la nascita di un corpo di volontari — costola degli Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani — che, con casacche gialle, svolgeranno attività di monitoraggio e minuta manutenzione dei monumenti. Il protocollo d’intesa, firmato fra l’altro da Soprintendenza, Inail, Ufficio del Lavoro, Comune e Provincia di Pisa, Scuola Normale e Università, e pubblicato sul sito internet degli Amici dei Musei, viene percepito dagli archeologi come «l’ennesima iniziativa di umiliazione e mortificazione della professionalità degli operatori del settore dei Beni Culturali — dichiara Alessandro Pintucci, il presidente della Confederazione italiana archeologi – . In archeologia come nel restauro, si tenta ancora una volta di sostituire le competenze dei professionisti, frutto di anni di formazione accademica ed esperienze sul campo, con la generosa disponibilità di qualche cittadino in pensione o giovane appassionato».

SECONDO Pintucci, il volontariato «è un prezioso strumento di supporto alle istituzioni, ma mai può né deve sostituire il lavoro dei professionisti del settore. A chi verrebbe in mente di compensare la carenza di personale della Sanità con qualche appassionato di ER-Medici in Prima Linea, magari coordinato da un primario in pensione. E’ ancor più grave che ciò avvenga in una fase di crisi che costringe alla disoccupazione molti liberi professionisti». Gli archeologi della Cia chiedono pertanto al Prefetto di Pisa e alle istituzioni firmatarie dell’accordo «di ritirare il testo e avviare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e i sindacati del settore, per giungere ad una soluzione condivisa e non lesiva degli interessi dei lavoratori dei beni culturali».

Anche alcuni studiosi di chiara fama, fra i quali Adriano Prosperi, prendono posizione, firmando un appello dell’associazione culturale «Artiglio»: «Tale documento costituisce un precedente preoccupante e assai grave a livello nazionale: l’ennesimo segnale di un paese in cui le istituzioni hanno ormai abdicato alle proprie funzioni».

LA REAZIONE di Mauro Del Corso, presidente nazionale degli Amici dei Musei e dei Monumenti pisani, sollecitata da La Nazione è puntuale: «Non vogliamo né possiamo sostituirci ai professionisti dei beni culturali. Fa piacere che la nostra iniziativa abbia ravvivato il dibattito intorno al nostro patrimonio». Del Corso precisa: «I nostri documenti parlano chiaro: i volontari si occuperanno di segnalare agli addetti ai lavori quelle emergenze derivanti dal monitoraggio costante sui monumenti».

Nella «sezione speciale degli Amici dei Musei» saranno infatti inseriti tutti quei professionisti che a vario titolo potranno collaborare per le opere di minuta manutenzione: dai vigili del fuoco in pensione ai restauratori. Per ripulire, ad esempio, una grondaia invasa dalle erbacce sul tetto di una chiesa, potrebbero ora trascorrere pochi giorni e non più i canonici mesi imposti dalle pratiche di una ingessata burocrazia. La sezione speciale degli Amici dei Musei, previa autorizzazione del proprietario, penserà ad attivare una copertura assicurativa, pagare il suolo pubblico, trovare la strumentazione adatta evitando così l’incancrenirsi di situazioni che, solo di recente, sono costate alla chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, ad esempio, ingenti danni anche al patrimonio pittorico restaurato solo grazie a privati.

Eleonora Mancini