Pisa, 19  gennaio 2014  - Brusca frenata sulla riapertura della biblioteca della Sapienza. Lo spiraglio intravisto prima della pausa natalizia, al termine di una riunione con il ministro Bray a Roma sembra essersi improvvisamente richiuso dopo il primo tavolo tecnico svolto a Pisa martedì scorso. A dispetto dei toni tranquillizzanti del comunicato stampa ufficiale emesso dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali, in realtà nel giro di tre settimane la situazione appare essere nuovamente cambiata e vecchie e nuove ombre si affacciano sul futuro di una delle biblioteche più antiche d'Italia.

 

"Dicono che i lavori sul palazzo della Sapienza saranno eseguiti, ma non si sa in base a quale progetto. In più emerge che il San Matteo diventerà la definitiva sede distaccata della biblioteca e che la redistribuzione dei libri nella sede principale avverrà secondo un piano 'concordato con la Soprintendenza  e coerente con le prescrizioni tecniche'", sottolinea Chiara Frugoni, storica del Medioevo e docente universitaria nota ben al di là dei nostri confini, da alcuni mesi presidente degli Amici della Biblioteca universitaria pisana. "Nessuna di queste decisioni è conseguente a quanto stabilito nell'incontro con il ministro Bray, a cui ero presente. Sarà un caso che questi tavoli 'tecnici' si tengano quando il ministro è in Cile. C'è da chiedersi se il ministro ne è informato".

In concreto cosa significano secondo lei i nuovi orientamenti del tavolo tecnico?

"Che i lavori strutturali dell'edificio si faranno quando il Rettore troverà i fondi e che invece i libri della biblioteca devono andarsene subito e per sempre, addirittura rivedendo la distribuzione interna e minando insieme l' unità delle raccolte e la possibilità di studio. Quest'ultima soluzione non è affatto presente nei documenti ministeriali, che invece riconoscono  la limitata capacità del San Matteo".

 

Perché si è cambiato idea?

"Di certo si può dire che l'ipotesi ricalca le ben note tesi del rettore, il quale, negli ultimi 20 mesi ha sempre sostenuto che i libri devono andarsene dalla Sapienza perché altrimenti non si può fare la perizia e perchè comunque l'edificio non è adatto ad un uso bibliotecario. Tutte cose solennemente smentite dalla perizia da lui stesso condotta".

Chi pagherà il restauro?

"Il palazzo è di proprietà dell'ateneo, ma da quello che si evince dall'ultimo comunicato il rettore chiederà l'intervento di altri soggetti, presumibilmente il Ministero. Il che è paradossale visto che la Biblioteca non ha procurato danni strutturali e che nel resto dell'edificio dovrebbero tornare due dipartimenti universitari. E' un po' come dire pagate voi (vale a dire il Ministero, dunque il cittadino italiano), poi decido io cosa farne".

 

La nota parla anche di una nuova ordinanza del sindaco di Pisa che dovrebbe individuare le risorse e il percoso da seguire per il restauro...

"Questo è un altro punto inquietante perchè non sappiamo che cosa significa realmente. Non si capisce chi saranno le persone che decideranno della Sapienza. Non vorremmo che anziché decisioni pubbliche e responsabili prese su chiari mandati ministeriali si finisse con l'obbedire a volontà particolari".

Qual è la vostra proposta?

"Con queste belle trovate del tavolo tecnico l'apertura della biblioteca si sposta di anni ed è  per sempre spezzata, mentre al piano terra del palazzo della Sapienza che la ospita ci sono stanze e stanze vuote. Dunque  tutto si potrebbe  risolvere non solo in modo rapido ed economico, facendo scendere a piano terra i libri di troppo nonché permettendo di acquisire qualche volume, ma  soprattutto non dando un colpo mortale alla  qualità dell'offerta di cultura  di  Pisa e anche all'indotto che circonda il palazzo".

 

Come Amici della Biblioteca universitaria cosa pensate di fare adesso?

"Continuare a batterci per la sua riapertura in tempi rapidi, impedendo il suo frazionamento. Tra l'altro si ignora anche quale progetto sia stato approntato per altri centoventimila libri che le strutture del San Matteo non possono accogliere: scatole e invio al solito deposito di Montacchiello? Il rettore, prima della perizia e senza che nessuno glielo avesse chiesto, ha già spostato a Montacchiello la biblioteca di Giurisprudenza (erano 120.000 volumi anche quelli) e ora dice di volerli far tornare nel palazzo della Sapienza, senza aver mai spiegato il perché di questi spostamenti che sono costati molti soldi, pagati dai contribuenti. Il nostro obiettivo è anche quello di rendere sempre più cosciente la cittadinanza di quello che sta succedendo. Pisa conta tre università di eccellenza. Di solito chi frequenta questi organismi studia. Quello che si offre è studiare sempre peggio o non poter studiare affatto".

 

Valeria Caldelli