Pisa, 17 dicembre 2013 - L'unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti diretta dal dottor Fabrizio Scatena è la prima struttura italiana, e la seconda in Europa, ad essersi dotata di un'apparecchiatura in grado di ottenere una coltura standardizzata di cellule staminali mesenchimali.

Nei laboratori della Banca di cellule e tessuti sono stati ottenuti circa 50 milioni di cellule staminali mesenchimali, con una resa di circa 250 volte rispetto al numero iniziale.

Un successo che pone l'Aoup all'avanguardia in questo ambito di frontiera della medicina. Sebbene non sia ancora del tutto chiaro quali e quanti potranno essere in futuro gli utilizzi delle staminali mesenchimali, vi sono infatti fondati motivi per pensare che saranno la soluzione per patologie che al momento non trovano soluzioni cliniche. Le cellule staminali mesenchimali offrono possibilità sia nell’ambito della medicina rigenerativa che nella terapia cellulare. Possono infatti essere utilizzate per la ricostruzione di tessuti (muscoli, cartilagine, osso) e in alcune patologie caratterizzate da disordini immunitari, grazie alle loro caratteristiche immunomodulanti.

In tale direzione si articola il progetto della u.o. Ematologia universitaria (diretta dal professor Mario Petrini) in collaborazione con la u.o. Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti, che ha recentemente acquisito la strumentazione che ha permesso di ottenere la coltura standardizzata e automatizzata di cellule staminali mesenchimali: Quantum, dell'americana Terumo.

Si tratta sostanzialmente di un isolatore/incubatore dotato di un bioreattore progettato per concentrare la massima superficie disponibile per l’adesione e l’espansione delle cellule nel minor spazio/volume possibile. In sostanza il bioreattore presenta una superficie equivalente a 2,1 metri quadrati, corrispondente a quasi 300 fiasche utilizzate normalmente per coltura. Questo consente un approccio completamente innovativo al processo di coltura ed espansione cellulare.

L’automazione del processo inoltre incrementa la sicurezza, riducendo drasticamente la possibilità di errore da parte dell’operatore, oltre al rischio di contaminazione. Si tratta infatti di un sistema completamente chiuso che consente di espandere le cellule e di eseguire i controlli di qualità senza aprire il sistema, semplificando l’impiego di tale strumento in ambito farmaceutico e soprattutto in quello della terapia cellulare.

Ogni approccio terapeutico che preveda la manipolazione estensiva delle cellule per applicazioni cliniche (quale ad esempio l’espansione cellulare), implica infatti l’applicazione di specifiche normative, analoghe a quelle inerenti i farmaci. Uno degli aspetti più critici è rappresentato dalla necessità di eseguire l’intero processo in ambienti classificati, le cosiddette "camere bianche", di cui è dotata la u.o. Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti.