Pisa, 14 luglio 2013 - CENTINAIA di libri caricati su furgoncini e mandati al macero, compresa la miscellanea raccolta nei decenni e scampata ai bombardamenti che distrussero la città di Pisa. Volumi e riviste trasferiti temporaneamente in una sede che tra pochi mesi dovrà essere a sua volta liberata. Duecento atlanti (alcuni risalenti al Settecento) parcheggiati in una stanzetta in attesa di sistemazione. Carte e collezioni ammassate senza un locale che possa accoglierle. E una prestigiosa e preziosa biblioteca che non c’è più. Smembrata e in parte distrutta.

LA BIBLIOTECA in questione è quella dell’Istituto di Geografia di via San Giuseppe ovvero circa sessantamila volumi messi «sotto sfratto» dall’Ateneo pisano. Un patrimonio vittima della riorganizzazione dei corsi di laurea e del piano dei tagli che non comprenderebbe più il contratto d’affitto (oltre 10mila euro al mese) in scadenza per l’edificio di tre piani che ospita l’istituto di Geografia (al piano terra) ma anche aule e studi appartenenti ad altri istituti, da Diritto Istituzionale a Genetica.

Mentre i docenti pisani — informati solo a marzo scorso dello smantellamento — stanno cercando da mesi di trovare una soluzione per tenere assieme e rendere comunque fruibile quel che resta della biblioteca, a lanciare pubblicamente l’allarme ci ha pensato il professor Riccardo Canesi a nome del Coordinamento toscano degli insegnanti di Geografia e docente di geografia economica all’istituto Zaccagna di Carrara (nonchè laureato all’Università di Pisa e frequentatore assiduo di quelle stanze ora semi-vuote).

«La biblioteca — afferma — sarà trasferita in via temporanea a Palazzo Boileau che fino a poco tempo fa ospitava la facoltà di Lingue per poi essere definitivamente collocata presso quella del Polo Umanistico in via dei Mille. Per la ristrettezza dei locali da occupare temporaneamente (due stanze) e definitivamente è stata smembrata e in parte distrutta».

I numeri parlano chiaro: dei 60mila volumi (45mila dell’ex Istituto di Geografia della Facoltà di Lettere e 15mila circa dell’ex Istituto di Geografia Umana della Facoltà di Lingue), circa un terzo (costituito per la maggior parte da manuali ad uso didattico, monografie regionali della Toscana, testi di geografia generale, umana ed economica e riviste in corso) sono finiti a Palazzo Boileau, una grossa parte (comprendente le riviste meno consultate, e quindi più rare e ricercate, le monografie regionali sull’Europa e il resto del mondo, il materiale bibliografico ecc.) è finito nell’archivio generale dell’Università (a qualche chilometro da Pisa, a Montacchiello), «mentre il resto costituito da testi che si spera già presenti in altre biblioteche è stato mandato al macero. Io stesso ho visto partire i furgoncini carichi di libri e visto che insegno in un istituto superiore ho ‘salvato’ qualche testo per rifornire la biblioteca della mia scuola».

Anche la parte cartografica è stata mandata a palazzo Boileau in un’unica piccola stanza, al cui interno non c’è posto neanche per tutte le carte murali e per quelle a grande scala dei paesi extraeuropei, che devono quindi trovare ancora una collocazione. La stessa cosa accade anche per tutti gli strumenti geografici, la collezione litologica, la collezione fotografica, i globi e l’intera collezione di Atlanti. «E’ un trauma — afferma il professor Canesi — assistere alla cancellazione di un luogo che concentrava la sapienza geografica scritta in quasi due secoli di storia e vedere l’esodo in mille rivoli di preziosi volumi». Una ferita per la scuola geografica pisana da circa due secoli tra le più riconosciute e autorevoli in Italia: «Nonostante questo d’ora in avanti l’ex-Istituto non avrà più una propria sede riconosciuta e autonoma e, confluendo nel Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, non troverà più neppure la contiguità fra gli studi dei geografi in servizio e neppure spazio per gli strumenti e per le carte».

DI QUI L’APPELLO al ministro della pubblica istruzione Maria Chiara Carrozza, pisana e docente universitaria, già messa a conoscenza dell’accaduto: «Tutta la vicenda è certamente un segno dei tempi — chiude —, molto ostici per la Geografia sempre più ridotta a un cassetto. La perdita della biblioteca, seppure casualmente, conferma sempre di più lo scarso rilievo dato alla Geografia nell’ordinamento scolastico di qualsiasi livello. Ma un Paese moderno, sempre più integrato nell’economia e nella politica mondiali, non può fare a meno di un sapere fondamentale e imprescindibile».