Pisa, 21 maggio 2013 - IL MONTE sangiulianese in alta definizione grazie alle immagini del drone, utilizzato per trovare le tracce di Roberta o dei suoi indumenti. Lo sperone di roccia che divide San Giuliano Terme da Lucca è impervio e difficile da esplorare - come hanno più volte confermato gli esperti carabinieri rocciatori del battaglione Tuscania -, così in aiuto degli inquirenti possono venire le nuove tecnologie, come i droni: piccoli velivoli in grado di sorvolare le gole e i tratti boschivi più difficili da raggiungere e al contempo di scattare fotografie dettagliatissime o addirittura fare filmati con telecamere HD. Grazie all’«RC Sangiulianese» e ai suoi appassionati modellisti Mirko Panicali e Alessandro Conti, abbiamo setacciato in pochissimo tempo un’area di circa 15mila metri quadri a ridosso di un’ex-cava sulla quale gli uomini del Tuscania non sono potuti salire per il pericolo di crolli.

UN DRONE PER CERCARE ROBERTA/VIDEO

QUELLO che genericamente viene chiamato drone è in realtà un multirotore della Mikrokopter sul quale è stata installata una videocamera zoommabile da terra con un secondo radiocomando. Il costone ricontrollato si trova a poche centinaia di metri dal deposito sangiulianese di Geste, la ditta per la quale Antonio Logli lavora. Proprio durante una battuta di ricerca in quell’area - ma dalla base del monte - i carabinieri del Tuscania affermarono che se il corpo di Roberta Ragusa fosse stato gettato dall’alto sarebbe potuto restare incastrato in uno dei cespugli che si alzano dagli speroni di roccia che riempiono la zona e che sono difficili da raggiungere e da controllare uno a uno. Inoltre, grazie all’ausilio dei droni, è possibile creare una mappatura fotografica ad altissima risoluzione di ampie zone. Una tecnica innovativa e molto precisa da non sottovalutare quando si ricerca una persona scomparsa nel nulla.