Pisa, 16 marzo 2013  - Il giorno dopo l'annuncio del Tgcom24 del ritrovamento di reperti riconducibili a Roberta Ragusa, la donna scomparsa nel pisano oltre un anno fa, i carabinieri guidati dal comandante provinciale, colonnello Gioacchino Di Meglio, si trincerano dietro il silenzio e si rifiutano di parlare con i cronisti. Assenti in procura il procuratore Ugo Adinolfi e il pm titolare delle indagini Aldo Mantovani. Bocche cucite anche tra gli investigatori che conducono l'inchiesta: il colonnello Gianni Fedeli e il capitano Michele Cataneo, che hanno preferito non incontrare i giornalisti facendo dire al piantone della caserma che sulla vicenda non sarebbero andati oltre il ''no comment''.
 

Roberto Cavani, avvocato difensore del marito di Roberta, Antonio Logli, unico indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, fa sapere di non ''essere stato informato'' dagli inquirenti di alcun ritrovamento ma che comunque se ''si fosse trattato di resti umani avrebbero dovuto informarci in quanto parte del procedimento penale nell'eventualità di svolgere qualunque tipo di accertamento irripetibile''. Cavani ha anche ricordato che ''quando furono ritrovati gli indumenti nel bosco di Montaione, nei pressi di San Miniato (Pisa) fummo chiamati per effettuare il riconoscimento di quegli oggetti: questa volta non ci hanno informati''.
Resta dunque da chiarire la natura dei reperti e se imprimeranno un'accelerazione all'inchiesta. Secondo indiscrezioni, la raffica di interrogatori previsti (a cominciare dalla cerchia di amici e parenti della famiglia) che si
concluderanno con l'esame dell'indagato inizieranno solo dopo Pasqua.