Pisa, 6 febbraio 2013 - Le stampanti 3D funzionano anche sulla luna, dove le condizioni ambientali sono estremamente diverse rispetto alla Terra, per “realizzare” mattoni con i quali assemblare moduli abitativi da utilizzare nel caso di uno “sbarco” umano?

Per rispondere a questo interrogativo la Scuola Superiore Sant'Anna ha preso parte (come unico ateneo italiano, insieme ad aziende innovative e ad alta tecnologia) nel progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, per valutare la fattibilità dell’utilizzo della tecnologia di stampa 3D per costruire moduli abitativi non sulla Terra, ma proprio sulla superficie lunare.

In particolare è stato coinvolto il team guidato dall’Ing. Valentina Colla del Laboratorio di Robotica Percettiva dell’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione) della Scuola Superiore Sant’Anna, che si è poi avvalso della ulteriore collaborazione di aziende pisane all’avanguardia.

La parte italiana - pisana in particolare - del progetto, con l’ulteriore coordinamento dell’Ingegner Cesaretti dell'impresa Alta Spa, ha testato una particolare tecnologia di fabbricazione dei componenti dei moduli abitativi tramite stampa tridimensionale con materiale sabbioso, ribattezzata“D-Shape”, inventata e brevettata dall'Ing. Dini, anch'egli pisano nonché fondatore dell'azienda “Monolite UK Limited”.

Il team della Scuola Superiore Sant'Anna, diretto dall’Ing. Valentina Colla, ha contribuito per tutti gli aspetti legati al controllo della stampante a sabbia “D-Shape” ed alla elaborazione di dati e immagini relative alla lavorazione dei moduli costruttivi. La progettazione dei moduli abitativi a struttura “cellulare” è stata invece curata dalla celebre società di progettazione londinese “Fosters + Partners”, in particolare dal gruppo di Xavier de Kestelier.

I primi risultati  hanno avuto ampia diffusione  nel mondo e hanno suscitato un significativo interesse anche negli Usa, in particolare presso la Nasa.