Pisa, 13 dicembre 2012 - Dal 13 dicembre al 2 aprile il Museo della Grafica dell’Università di Pisa a Palazzo Lanfranchi ospita “L’arte del disegno”, una rara mostra antologica di Bruno Caruso.

Sono oltre ottanta le opere, fra disegni e acqueforti, scelte per illustrare il percorso dell’artista siciliano nato nel 1927 che attualmente vive e lavora a Roma.

“Il viaggio si apre e si chiude idealmente con due autoritratti: il primo è un giovane Caruso che disegna al cavalletto nel 1945, l’ultimo del 2010 è un’acquaforte intitolata “Povero Bruno”, dove la testa dell’artista emerge dal suolo contornata da vari animali”, spiega il professore Alessandro Tosi, direttore del Museo della Grafica.

In mezzo a queste due autorappresentazioni si snoda tutta la complessa poetica di Bruno Caruso, un artista italiano che si è imposto sulla scena internazionale tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento, quando il suo tratto è servito ad esempio ad illustrare le copertine di riviste come Times e Life. Dalla mostra emergono i temi più importanti che ha esplorato nel corso della sua lunga e complessa carriera. La passione politica che spesso si accompagna ad una rappresentazione cruda della realtà contemporanea come ad esempio in “Stop War” del 1969 contro la guerra del Vietnam. Lo sguardo sul costume e sulla società: come in “Jungla” del 1976, una serie di donne ammantate in pellicce di leopardo, o come nel volume “La real casa dei matti” (1975) introdotto da Franco Basaglia, che realizza dopo il suo training psichiatrico nel manicomio di Palermo. Quindi il tema della natura, a partire dai disegni dell’orto botanico di Palermo, e poi la sicilianità, che si sposa con la storia, gli influssi arabi e normanni e la grande amicizia con Leonardo Sciascia che a Caruso ha dedicato alcune pagine suggestive. Non ultimo l’intreccio con Pisa e l’Olivetti. Nel 1960, l’artista disegna l’agenda per l’Olivetti che ha appena costruito a Pisa una delle prime macchine calcolatrici, l’ELEA. Caruso traduce tutto questo in un percorso “dalla calligrafia alla memoria” in cui “spiega” i calcolatori a partire dalla scrittura.

“La mostra, che sino ad aprile sarà animata da eventi come una ‘giornata Olivetti’ e dalla presenza stessa dell’artista,  - continua Alessandro Tosi – nasce anche da questo intreccio con Pisa. Nel 1959 Caruso fu infatti uno dei primi a donare alcune sue opere al Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa, il nucleo iniziale da cui poi è nato il Museo della Grafica”.

“Negli ultimi decenni è ripresa in Bruno Caruso la grande passione per i libri e i manoscritti illustrati – ha detto la curatrice della mostra Caterina Napoleone – in quello dedicato al Teatro Biondo di Palermo e nel volume con i suoi disegni di commento al ‘Gattopardo’, culmina la sua mentalità storica senza barriere cronologiche e geografiche e l’assoluta padronanza dell’arte del disegno”.

La mostra “Bruno Caruso. L’arte del disegno”, curata da Caterina Napoleone e allestita dall’archietetto Diana Rastelli, è realizzata dal Museo della Grafica, dal Comune di Pisa e dall’Università di Pisa, ha l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, della Fondazione Adriano Olivetti, e dell’Orto Botanico di Palermo.