Pisa, 7 dicembre 2012 - "Io imprenditore agricolo? No, semmai coltivatore diretto. D'altronde fin da quando ero piccolo volevo fare l'attore o il contadino. E così ora li faccio tutti e due". Sì, è proprio lui, Riccardo Scamarcio, l'idolo delle ragazzine e il sex simbol del cinema italiano, da 'La meglio gioventù' all'ultimo 'Cosimo e Nicole', che racconta la sua esperienza di agricoltore biologico agli scienziati, ai medici e ai ricercatori riuniti per due giorni alla Scuola Sant'Anna di Pisa per parlare di 'nutraceutica', la giovane disciplina che si occupa di approfondire gli effetti benefici di alcuni alimenti sulla nostra salute. Nell'Aula Magna arriva prima del previsto, un po' in sordina, per evitare l'assalto delle giovani fans, e quando si siede sul palco, ben diverso da quelli che è abituato a calcare, fa il timido. "Ma che ci faccio qui?", si domanda, scherzando ma non troppo. E oltre alla sua passione per la terra viene fuori anche quella per la filosofia, in particolare per Feuerbach, che ha 'ripassato' la sera precedente davanti a un piatto di sane melanzane alla parmigiana offerte dal suo amico Vincenzo Lionetti, ricercatore del Cnr nonché uno degli organizzatori del convegno che proprio da una frase del filosofo tedesco ha preso il titolo: "Noi siamo quello che mangiamo".
Scamarcio, nei suoi ultimi anni ci sono decine di film, fiction, e recentemente anche il teatro. Ha trovato anche il tempo per fare l'agricoltore?
In effetti sono un iperattivo. Comunque ad aiutarmi c'è Gennaro, che ha 70 anni ed è una forza
Che cosa coltiva?
Un pezzo di terra con un oliveta in una zona rurale agricola della Puglia. Ormai da 5 o 6 anni ho un rapporto diretto con gli agricoltori, scoprendo cose molto interessanti.
Per esempio?
Che molti contadini hanno mantenuto il proprio orticello dove i carciofi nascono piccoli e le pere un po' storte, diverse dai prodotti perfetti che vengono consegnati ai commercanti dopo averli curati con dei 'flaconi magici'.
Il suo orticello com 'è?
Normale, niente prodotti chimici. Ovviamente ben venga la tecnologia. Lavorare nei campi è fatica vera e l'ausilio del macchinario è importante.
E quando la mosca olearia attacca di olivi?
Guardi, l'oliva attaccata dalla mosca non è affatto cattiva. Bisogna saper accogliere quello che ci viene dato>
Tutto deve essere naturale, dunque?
Credo che ci sia un effetto terapeutico nel poter vivere tenendo conto della natura. Bisogna riabituarci a considerarla al centro della nostra vita. In realtà il nostro rapporto con la natura è andato in crisi, proprio sul piano spirituale, quello che riguarda l'anima. Essere sempre connessi ad internet forse ci porta ad aumentare la velocità. Credo che dobbiamo recuperare la potenza. Fare una passeggiata in una oliveta ci restituisce la nostra parte emotiva, così come fare la salsa è un rito, un momento di condivisione: direi che ha un valore metafisico.
Ma lei, con la vita che fa, riesce a mangiare sempre cose naturali?
Ovviamente no. Mangio come tutti, anche se cerco di migliorare. D'altronde anche le rivoluzioni si fanno gradatamente...
Artista e agricoltore: le scelte della sua vita le fa più col cuore che con la testa...
Con il cuore, sì. Ma anche la testa qualche volta deve funzionare
Il suo futuro prossimo, come artista e come contadino?
A fine febbraio uscirà il primo film da me prodotto, Miele, con Carlo Cecchi e Jasmine Trinca, per la regia di Valeria Golino. Sull'altro versante prevedo una vigna. Voglio cominciare a fare il vino.