Lucca, 20 ottobre 2012 - Condannata a un mese e dieci giorni, pena sospesa, per aver abusato dei mezzi di correzione. Questo l’epilogo di una vicenda giudiziaria che ha come protagonista una maestra 45enne residente a Lucca, ma originaria di San Giuliano Terme, che insegna in una scuola elementare lucchese. I fatti risalgono al 25 febbraio 2010, quando l’insegnante, durante una delle consuete mattine in compagnia dei ragazzi di terza elementare, non riesce proprio a tenerli a bada. Nervosi, sembra più del solito, i bambini non le danno per niente retta.
 

Dopo qualche rimprovero e dopo aver fatto la voce grossa, i ragazzi non sembrano proprio ascoltare gli inviti a stare al loro posto e a dare ascolto alla maestra. Così l’insegnante, secondo alcune testimonianze riportate dai bambini, esasperata da una situazione che le stava onestamente sfuggendo di mano, afferra alcuni bambini per un braccio e li rimette con energia a sedere. Ma uno di questi, dopo essere stato strattonato e poi afferrato con forza, viene colpito sul collo dalla maestra, mentre tenta di rimetterlo al proprio posto, e si procura un graffio.
 

Fin qui può apparire né più né meno come una turbolenta mattinata di agitazione per questa tribù di piccole pesti, ma la storia non finisce qui. Arrivato a casa, uno dei bambini racconta alla madre ciò che la mattina gli è accaduto in classe, dettagliando il comportamento della maestra. Ad aggravare la posizione dell’insegnante, c’è inoltre il fatto che lo abbia graffiato sul collo, secondo la madre, segno indelebile che il bambino stava dicendo la verità. E proprio da questo «segno» sul collo scatta la denuncia.


Per la maestra l’accusa formulata dal pm Sara Polino è di aver abusato dei mezzi di correzione perché, secondo la legge, ai docenti non è ammesso alcun tipo di contatto fisico con i bambini. E proprio in virtù di tale norma, il giudice Profeta, nel processo che si è svolto in tribunale a Lucca, le ha comminato un mese e dieci giorni di reclusione, con pena sospesa, dopo aver ridotto di un terzo la condanna grazie alla scelta del rito abbreviato.
 

Federica Antonelli