Pisa, 17 ottobre 2012 - Folla per la tappa pisana di Matteo Renzi al circolo Arci di via Frascani ieri sera. Giovani, meno giovani, pensionati, qualche bambino, comitati renziani e politici bersaniani: ci sono un po’ tutti ad ascoltarlo. Il sindaco di Firenze sale sul palco dopo un video in cui si prende in giro e alterna slogan a battute, lavoro e Europa a politica e primarie. Cominciando dal suo cavallo di battaglia, la rottamazione.

«Negli ultimi 20-30 anni è cambiato tutto nella nostra vita quotidiana. Loro no, i politici sono sempre gli stessi». E giù applausi. E poi ancora: «Chi fa politica oggi deve avere il coraggio di dire che le pensioni vanno cambiate — e qui nessuno fiata — ma una classe politica che mantiene i vitalizi ai parlamentari non è autorizzate a cambiarle», di nuovo sorrisi e applausi. «I finanziamenti pubblici ai partiti non hanno più senso: noi abbiamo raccolto in questa campagna 81mila euro — dice mostrando sullo schermo la lista dei ‘donatori’ —. Se queste proposte le fa il mio partito Grillo si sgonfia, per forza». Debito pubblico e figli senza futuro. Il copione è il solito delle comparsate tv e degli altri comizi: Renzi parla dei ritardi nella gestione dell’Ilva, delle occasioni mancate dall’Italia, di Marchionne. «Fatevelo dire da uno che è sindaco di una città piccola e povera... E pensare che non lo ha detto un pisano...».

SPAZIO anche alla ‘questione femminile’. «Solo in un Paese incivile lavora il 46% delle donne perchè non ne hanno la possibilità». Altro applauso, altra questione: le infrastrutture. «L’Anas per la Salerno Reggio Calabria spende più della Nasa per navicella mandata su Marte. In Italia si spendono troppi soldi per le infrastrutture e quando lo dico mi prendono per matto, ma è la burocrazia che deve cambiare. A Firenze per fare un parcheggio sotterraneo ci sono voluti 38 mesi per le procedure — e sottolinea che sta parlando di Firenze, con un po’ di ironia —, 18 per realizzarlo. E la conferenza dei Servizi? Una terapia di gruppo per amministratori anonimi».

IL PD NON viene risparmiato. «In Usa le elezioni le decidono gli ‘indipendenti’, quelli che scelgono di volta in volta. La sinistra non deve dare un giudizio di superiorità morale su chi cambia idea. Ci sono delusi del centro destra? Mi sembrerebbe strano se non ci fossero. E i delusi del centrosinistra dove li mettiamo? Qualcuno dice stiamo tradendo, no, stiamo cercando di vincere le elezioni». Poche parole per Bersani ma per i candidati delle primarie degli anni passati c’è addirittura un elenco: Renzi, uno per uno, indica quale premio di consolazione (o ministero) hanno avuto, da Bertinotti a Di Pietro. «Io se perdo aiuto Bersani e torno a fare il sindaco» ribadisce. Il finale è per D’Alema, nella città in cui il parlamentare ha mosso i primi passi in politica come consigliere comunale. Sullo schermo la battuta «se vince Renzi finisce il centrosinistra». «No caro D’Alema, se vince Renzi finisce la tua carriera politica».