di FEDERICO CORTESI

Pisa, 1 agosto 2012 - «SE ROBERTA è uscita vestita verosimilmente di pigiama, cappotto e scarpe da ginnastica, non voleva fare molta strada soprattutto senza l’immancabile cappello che limitava i dolori dovuti alla sinusite ed i frequentissimi e lancinanti mal di testa». Lo afferma lo psicologo Fabrizio Mignacca, che insieme alla criminologa Imma Giuliani sta per dare alle stampe un «instant book» sul «Mistero di Gello». Il caso di Roberta Ragusa dunque diventa adesso un libro. Che cela, già a una prima lettura, segreti e retroscena mai emersi prima.
 

«MI SEMBRA — dice la Giuliani — che le indagini abbiano preso una piega decisa. Si tratta, oggi, di dare senso a una serie di evidenze. Credo infatti che le indagini vertano più che altro sulla colpevolezza di Antonio Logli, il marito, come causa della sparizione della donna di Gello. Evidentemente, alla luce degli elementi portati in questi mesi, la probabilità di una sua azione va verificata e accertata. Naturalmente gli inquirenti cercano elementi che possano essere contro o a favore di Logli». Alcuni elementi — tra l’altro — erano già stati evidenziati all’interno del dossier che i due tecnici hanno consegnato il 12 giugno scorso in Procura soprattutto per quel che riguarda le zone nelle quali si potrebbe trovare il corpo della giovane madre. Qualora fosse coinvolto direttamente il marito Antonio, e qui il condizionale è d’obbligo, c’è un elemento fondamentale che potrebbe essere preso in considerazione.


«È UN ELEMENTO importante — incalza il dottor Mignacca tra le righe della pubblicazione che La Nazione vi svela in esclusiva — perché indicherebbe e restringerebbe decisamente la ricerca. A oggi, penso, che questo elemento sia al vaglio degli inquirenti. Non è ancora il caso di rivelarlo, ma logicamente è qualcosa che fornisce una mappatura e una limitazione dei luoghi che possono essere accessibili durante una freddissima notte di gennaio». E poi l’esperto si spinge addirittura oltre. «Ho la sensazione — afferma — che Roberta sia molto vicina, sia fisicamente che come tempi per ritrovarla. Non ho mai avuto dubbi sul reale impegno delle forze dell’ordine che non hanno mai smesso di cercare questa donna e va detto che le ricerche fatte sono ricerche mirate, questa è una indagine con fascicolo aperto per omicidio e occultamento di cadavere, non è una semplice ricerca di uno scomparso. È normale che le indagini non mirino solo a trovare Roberta Ragusa, ma a verificare una ipotesi omicidiaria».
 


PER QUEL che riguarda le ricerche nei pozzi della zona, Mignacca ritiene che l’ipotesi principale sia quella contenuta anche nel dossier in mano al pm Aldo Mantovani. «Tra l’altro — continua — viene spontaneo dire che non tutti i pozzi possano contenere dei resti umani. Roberta era una donna che non passava inosservata per altezza e fisicità. È normale che se di pozzo (anche artesiano) si trattasse, si possono escludere tutti quelli che non hanno delle dimensioni che permettano di calare un corpo di una certa stazza».


E POI un altro capitolo decisamente inquietante. «Non mi meraviglia — aggiunge la dottoressa Giuliani — l’attenzione dedicata alle tre telefonate fatte dal marito di Roberta. Questo può fornire un quadro preciso delle tempistiche che hanno portato fuori di casa Roberta. Con tutti i consulenti che hanno redatto il dossier, abbiamo un’idea abbastanza precisa di ciò che è accaduto la sera del 13 gennaio. A volte la soluzione è molto banale e basta mettere in fila le evidenze senza interpretazioni forzate. Se nessuno ha sentito niente quella sera probabilmente non c’è stata alcuna lite tra Antonio e Roberta. Se si tratta di delitto d’impeto, non possono esistere elementi di premeditazione». E poi c’è la lista della spesa che potrebbe incrociarsi perfettamente — secondo il libro — con i tempi delle telefonate, e quella strana caduta dalle scale di tre giorni prima che potrebbe costituire un elemento importante. Qualcosa (pubblicazione esclusa) si sta muovendo «e questo — dicono Migliacca e Giuliani — porterà sicuramente importanti risultati».