Pisa, 8 aprile 2012 - ERA FUGGITA in Siberia, suo Paese di origine, con la figlia. oggi dodicenne eludendo il provvedimento del giudice che le aveva negato il consenso all’espatrio della bimba. Per questo reato e per quello di sottrazione di minore, una donna di 43 anni è stata processata e condannata dopo la citazione diretta in giudizio disposta dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Porpora. Accogliendo il pieno la richiesta del pubblico ministero Molinaro, il giudice monocratico Luca Salutini ha condannato la madre (difesa dall’avvocato Anna Rosa Francini) a un anno e nove mesi di reclusione, pena sospesa a condizione del ritorno a Pisa della piccola, al pagamento delle spese di giustizia, nonché al risarcimento dei danni (che sarà quantificato in altra sede) al padre della bimba ed ex convivente della donna, il sessantaseienne pisano William Mochi, oggi pensionato, che si era costituito parte civile assistito dall’avvocato Enrico Pappalardo.

NEL 2006 madre e figlia furono bloccate in extremis dalla polizia di frontiera aerea mentre stavano per volare in Russia; fuga che invece venne portata a termine nell’aprile dell’anno successivo. Da quel giorno il padre della bimba non ha più visto la figlia e ha potuto solo parlare con lei al telefono pochissime volte. Il 25 luglio 2006, a Malpensa, la mamma e la bimba vennero fermate all’imbarco per Mosca su segnalazione della Questura di Pisa. Nei giorni precedenti, infatti, il padre della piccola aveva revocato il nulla osta a suo tempo concesso per l’espatrio della figlioletta. Tornata a Pisa, la bimba viveva gran parte della settimana nella casa del babbo e con la nonna paterna. Erano l’uomo e la sua attuale moglie ad accompagnarla a scuola e ad accudirla insieme alla madre. Per due volte la mamma si era rivolta al giudice tutelare per ottenere il permesso di espatriare con la bambina, ma in entrambi i casi i giudici - prima Nicola Pisano e poi Tommaso Gualano - avevano respinto le richieste. Nell’ottobre 2009 i giudici del Tribunale per i Minorenni di Firenze disposero l’affidamento esclusivo della bimba al padre, «in quanto l’affidamento congiunto oggi risulta essere contrario all’interesse della stessa che sembra costituire più un peso che una risorsa per una madre assorbita quasi esclusivamente dalla cura di sé».
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