Pisa, 2 agosto - In tempi di sospetti di partite truccate per le scommesse, uno studio di ricercatori universitari
toscani mette gli arbitri al riparo dalle polemiche
. Se fischiano un fuorigioco che non c'era non sono in malafede, ma hanno solo seguito cio' che gli indicava il cervello in una situazione difficile. Lo studio,
in sintesi, dimostra che ''piu' aumenta il numero degli stimoli visivi, piu' al sistema decisionale del nostro cervello viene presentata solo una soluzione, che puo' essere errata, ma che viene mostrata in maniera molto certa''.


La ricerca, condotta dal Pisa Vision Lab, un centro di ricerca interdisciplinare cui partecipano il laboratorio di visione della facolta' di medicina dell'Universita' di Pisa, l' istituto di neuroscienze del Cnr, il laboratorio di visione di psicologia dell'Universita' di Firenze e la Fondazione Stella Maris, e' stata finanziata con fondi europei e coordinata dall'Ateneo fiorentino.


''Noi studiamo - spiega Maria Concetta Morrone, docente pisana di fisiologia - la capacita' di costruire una mappa visiva stabile del mondo esterno. Nel continuo lavoro di costruzione e ricostruzione dell'immagine, il cervello anticipa i nuovi dati basandosi su quelli precedenti e colloca i nuovi dettagli in una precisa posizione anche in base al tempo di acquisizione dell'immagine e dello spostamento dello sguardo da un punto a un altro. Cio' significa che la costruzione della mappa dello spazio viene condotta basandosi anche sulla percezione del tempo''.

 

Quasi un caso di scuola, se si parla di calcio e offside. Del resto, aggiunge David Burr, docente di psicologia fisiologica a Firenze, ''la percezione di spazio e tempo e' legata anche a quella dei numeri e apprezzare la quantita' degli oggetti e' un fatto anche sensoriale: ha carattere percettivo e non solo cognitivo''.