Pisa, 17 febbraio 2011 - Catenine della nonna, anelli di fidanzamento, fedi, orologi, vecchi e ingombranti candelabri, cornici in argento. Soprattutto tanto 'oro spicciolo' al quale si ricorre (e in certi casi, alla fine, si rinuncia) per pagare il dentista, la rata dell’Università, multe e tasse, la bolletta del gas. Per arrivare a fine mese. La crisi riempie il Monte dei Pegni di Pisa. Famiglie e madri in difficoltà, pensionati, disoccupati o cassa integrati, giovani papà che non riescono a sostenere le spese correnti per i figli o che hanno bisogno di contanti per staccare la spina e portare tutti in vacanza. Tanti, tantissimi extracomunitari.

 

"Una cinquantina di persone al giorno varca la soglia dei nostri uffici — ammette Aldo Tognini, direttore della filiale Credito su pegno della Cassa di Risparmio di Pisa (il cui ingresso adesso è in via San Paolo) nei cui forzieri è custodito un autentico tesoro — non tutte ovviamente sono nuove operazioni. C’è chi accede ai nostri uffici perchè ha necessità di rinnovare la polizza per un altro periodo di tempo, chi invece si presenta allo sportello perchè è finalmente in grado di riprendersi il proprio bene impegnato mesi prima. Diciamo che i clienti ex novo sono, in media, cinque-sei al giorno. Ma l’afflusso è continuo, senza flessioni". Nel 99% dei casi i pisani impegnano piccoli oggetti in oro, anche per pochissimi contanti. Se prima erano prevalentemente i commercianti che avevano bisogno di liquidi, ora si rivolgono al banco un po’ tutti quelli che fanno parte della categoria dei nuovi poveri.

 

Non tutto, però, può essere impegnato. Niente più pellicce, per esempio — "Tanti provano a disfarsene liberando gli armadi ma, se non vengono riscattate dai legittimi proprietari, oggi sono assolutamente impossibili da rivendere all’asta" —, e niente tv o tostapani ormai 'poco appetibili'. I clienti — o meglio, i pisani — che hanno bisogno di contanti in tempi veloci (senza le difficoltà di un mutuo) stipulano con il Monte dei Pegni una polizza della durata di quattro mesi. Un contratto vero e proprio che prevede la consegna del bene che viene valutato in tempo reale dagli 'estimatori'. Se ne riceve il 50-75% del valore e ci si impegna a pagare una percentuale di interesse. Tutto in pochi minuti. Il contratto è rinnovabile all’infinito, ma una volta scaduti i quattro mesi di polizza ci sono solo trenta giorni per riscattare l’anello di famiglia o prolungare il contratto per altri quattro mesi pagando gli interessi. "Se il proprietario non ce la fa a recuperare i preziosi — spiega Aldo Tognini — gli oggetti vanno all’asta. Ne facciamo una al mese, l’ultima si è svolta ieri".

 

La merce viene esposta e messa in vendita in una location suggestiva: l’antica chiesa sconsacrata che si trova all’interno del monastero delle Benedettine. Ma è in occasione delle aste che si aprono veri e propri squarci di 'ordinaria difficoltà'. Storie di famiglie in crisi, senza speranza. Storie di pisani soli. "Mi trovo da pochi mesi a Pisa — racconta il dottor Aldo Tognini — ma ho già accolto nel mio ufficio due persone in lacrime. Disperate per non essere riuscite a riscattare il proprio bene, oggetti dal valore fortemente affettivo. E agli sportelli, il personale che si occupa della stima si trova spesso di fronte a persone che hanno voglia di raccontare la propria storia, persone che non ce la fanno a pagare bollette e conti e si sfogano dei propri problemi. A volte hanno bisogno solamente di dieci-venti euro ma non sanno come recuperarli. E dolorosamente arrivano ai nostri sportelli".