Pisa, 14 febbraio 2011 - L'ultimo spettacolo è stato ieri sera ed è forse destinato a non riaprire più il cinema più antico d'Italia, e tra i più antichi al mondo ancora in funzione. Il Lumiere di Pisa alza bandiera bianca, ''stritolato dalle logiche mercantili'' spiega amareggiata Daniela Meucci, amministratore unico della Lumiere srl, la società che dal 2004 gestisce il locale. ''La verità - afferma - è che gli addetti ai lavori parlano di film e cultura solo ai festival, ma poi la distribuzione, anche dei circuiti d'essai, segue unicamente le logiche del profitto e le monosale rischiano di chiudere ovunque''.

 

Il Lumiere nacque il 16 dicembre 1905 con il nome di Primario Cinematografo Lumiere in una parte dei locali, opportunamente ristrutturati, dell'ex Caffè dell'Ussero, a due passi dal Lungarno, prima di spostare l'ingresso poco più in là, nel vicolo dei Tidi, nel cuore del centro storico pisano. Per decenni ha resistito sul mercato, alternando le gestioni e imboccando, per un periodo, anche la strada dei film a luci rosse per frenare l'emorragia di clienti. Dal 2004 la Lumiere srl lo ha riportato in vita, dopo una chiusura di qualche anno, ristrutturandolo e ripristinando una sorta di percorso 'museale' nella storia del cinema. Nei prossimi mesi la gestione potrebbe essere rilevata da una società disposta a trasformarlo in cafe'-chantant. Ma il grande schermo sarà solo una scenografia e niente di più.

 

"Mi piacerebbe che si facesse vivo qualche distributore nazionale di film per salvare il Lumiere e farne una di quelle sale-boutique, così come avviene all'estero, dove si tutela il patrimonio storico-culturale di un Paese''. Lo ha detto Agostino Agostini, uno degli eredi del fondatore del cinema pisano Lumiere.

 

''Purtroppo però all'orizzonte non c'è nulla - aggiunge Agostini, la cui famiglia è proprietaria dell'immobile storico dove ha sede il Lumiere - e temo che in assenza di offerte concrete, la sala resterà chiusa a lungo''. Il nonno di Agostini all'inizio del Novecento realizzo' il primo cinematografo italiano nell'immobile di sua proprietà, a fianco di uno storico cafè-chantant, il Caffè dell'Ussero, e da allora il cinema non ha praticamente mai interrotto l'attività.