Pisa, 16 agosto 2010 - Non si placa la scossa del terremoto ferragostano che ha colpito il mondo bancario pisano. Per la prima volta in tutta la provincia il direttore generale di un istituto di credito è stato privato della libertà con l’accusa di riciclaggio. Un’accusa che lo inserisce in un giro di usura per il quale sono finite in carcere altre quattro persone. Mauro Benigni, 65 anni, apprezzato direttore della Banca di Credito Cooperativo di Fornacette, che aveva impostato e iniziato un progetto di espansione dell’istituto di credito, è ora chiuso nella sua casa sulle colline di Buggiano, ristretto 'ai domiciliari', in attesa del primo interrogatorio, cosiddetto di 'garanzia' che avverrà probabilmente alla fine della prossima settimana o forse addirittura quella successiva.

 

I suoi avvocati, Stefano Del Corso e Tullio Padovani fanno infatti sapere che hanno bisogno di alcuni giorni per leggere la voluminosa cartella di documenti che accompagna la notifica restrittiva comunicata e eseguita venerdì dalla Guardia di Finanza di Pisa e firmata dal sostituto procuratore della Repubblica, Miriam Pamela Romano. Ancora sotto choc Mauro Benigni che adesso non può parlare, ma che ha già annunciato la sua volontà di chiarire la sua posizione di estraneità ai fatti a lui contestati nel corso del primo interrogatorio. La sua banca invece parla solo il giorno successivo all’arresto attraverso uno stringato comunicato (riportato a fianco) in cui viene ribadita l’assoluta fiducia nei confronti del suo direttore.

 

Secondo il castello accusatorio emerso dopo mesi di indagini, Mauro Passetti (difeso dall’avvocato Letizia Giovannetti), 76 anni, presidente del night club 'Cuba Libre' di Crespina avrebbe 'elargito' prestiti usurando cifre del 150 per cento al momento della loro restituzione. Avrebbe agito in società con Alessandro annoni, 57 anni, ex gestore del locale, e Pinuccio Parenti, anni 47, ex buttafuori, i quali avrebbero avuto il compito di fare gli esattori minacciando le vittime del gioco perverso e costringendole a pagare le esose cifre richieste. I proventi del Passetti sarebbero finiti nel conto corrente della 51enne figlia Antonella (anche lei in carcere) e in immobili che risultano sempre a suo nome. Il totale dei sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza è di due milioni di euro di beni, ma sembra che la cifra 'guadagnata' fosse superiore ai tre milioni di euro.

 

Compito del direttore di banca sarebbe stato quello di liquidare subito il «cash» degli assegni portati dal Passetti, senza il previsto passaggio dal conto corrente e senza neanche attendere i giorni che la banca prevede per la valuta. Di questi assegni, dunque, non sarebbe rimasta traccia da nessuna parte. Secondo l’accusa, infatti, Benigni non avrebbe segnalato i movimenti sospetti all’autorità bancaria competente, ma avrebbe anzi favorito l’invisibilità del loro passaggio. Molte cose, tuttavia, restano ancora da chiarire. Prima fra tutte da dove provenivano i soldi che il Passetti avrebbe prestato ad usura. Ed inoltre quale sarebbe stato il «guadagno» che in tutto ciò avrebbe avuto il direttore di banca. Fatti, questi, non trascurabili, che dovranno essere chiariti nel corso degli interrogatori e che potrebbero anche modificare il percorso delle indagini.