Pisa, 11 dicembre 2009 - Vanessa è morta per asfissia, strangolata. L’autopsia effettuata ieri all’obitorio del Campo di Marte ha dato le prime risposte agli interrogativi degli inquirenti, dei familiari e degli amici della vittima, la ventenne di Gallicano uccisa lunedì notte dall’amico Simone Baroncini, il trentacinquenne operaio pisano ora rinchiuso in carcere.

 

Oltre al perito nominato dal magistrato Lucia Rugani, titolare dell’inchiesta, era presente all’esame necroscopico anche il dottor Gilberto Martinelli, consulente dai difensori di fiducia di Baroncini, gli avvocati Enrico Marroni e Paolo Redini. Quest’ultimo, ieri mattina, ha incontrato in carcere il giovane accusato di omicidio. "Ho voluto portargli il messaggio dei genitori — spiega il legale — che gli dicono che gli sono vicini di farsi forza e di reagire. La famiglia gli vuole bene e vuole aiutarlo in ogni modo. Lui mi ha promesso che s’impegnerà e che ha loro nel cuore. Simone continua a non capacitarsi di quello che ha fatto: sostiene di aver perso la testa, dopo che l’amica aveva reagito male a una carezza. Ma non aveva certo intenzione di ucciderla".

 

Intanto la ricostruzione del delitto si delinea più chiaramente. Intorno alle 21,30 di lunedì Simone passa a prendere Vanessa a casa a Gallicano. Devono raggiungere gli altri amici al pub 'Cocktail Time' di Fornaci. La ragazza sale sulla Ford Fiesta, che dopo un chilometro si immette in una stradina. Qui lui tenta un approccio. "Solo una carezza, neppure tanto intima...", è la versione data agli investigatori dal giovane.

 

Qualcosa che comunque Vanessa non si aspettava e che non accetta. Reagisce con uno schiaffo, tenta di scendere dall’auto. A quel punto Simone prova a trattenerla. Con forza. Lei lo respinge, grida. Lui perde la testa. Stringe le mani attorno al collo di quella ragazza di cui è perdutamente innamorato e che vede sfuggire per sempre. Stringe ancora. Tutto accade prima delle 22, dato che a quell’ora un’amica prova a chiamare Vanessa sul cellulare che risulta prima spento, poi squilla a vuoto infine è irraggiungibile.

 

Tra le 22 e l’una di notte, Simone perde completamente il senno. Prima tenta di rianimarla, credendo che Vanessa sia solo svenuta. Quindi decide di caricare il cadavere nell’auto e lo trasporta per quasi tre chilometri fino a una stradina sul greto del Serchio.

 

Poi depone il corpo fuori dalla vettura e, sgomento, tenta in maniera maldestra il suicidio, respirando vicino alla marmitta il gas di scarico della sua Fiesta. Non ottiene nulla e a quel punto chiama il 112. "Correte qui a Gallicano — grida Simone al telefono — c’è una ragazza morta...". I carabinieri arrivano e il giovane tenta l’ultima carta: "Ci ha aggrediti un gruppo di criminali col passamontagna... Ho provato a fare qualcosa, ma...". La storia regge solo per pochi minuti. Nella caserma dei carabinieri, l’operaio crolla e ammette tutto. [email protected]