Il Pisa vale se resta in B

Il commento del responsabile de La Nazione Pisa

Tommaso Strambi

Tommaso Strambi

Pisa, 28 agosto 2016 - «E ora?». Alessandro sgrana gli occhi sotto il cappello di paglia. La barba bionda gli incornicia l’ovale del viso quasi fosse Vincent Van Gogh. «Ci siamo quasi», gli risposi qualche settimana fa. Non l’avessi mai fatto. La sera tornando a Marina si è seduto al bar e ha rassicurato gli amici di quelle uscite estive cullate dal venticello che spira dal mare. «Ma sei sicuro?», lo interrogarono sospettosi gli astanti. «Ma che scherzate? E’ così e vedrete domani». Solo che tra il pomeriggio e la sera era successo l’impensabile e Alessandro non lo sapeva. Quando ci eravamo visti all’ora del pranzo le cose sembravano davvero aver preso la giusta direzione. Solo che poi, all’improvviso, si era alzato il libeccio delle menti a scompaginare tutto. Proprio com’è successo giovedì pomeriggio. Dopo la nuova offerta del fondo d’investimento di Dubai, che si avvicinava alla cifra richiesta qualche ora prima da Britaly Post, l’ottimismo si era diffuso in città. Poi, però, quando tutti già davano Rino Gattuso in macchina per raggiungere i campi di San Piero a riprendere i suoi ragazzi, ecco la doccia gelata di un comunicato, su carta intestata ma non firmato da nessuno, che ha mandato tutto nuovamente a rotoli.

«E ora che succede?». La domanda di Alessandro è l’interrogativo di un’intera comunità. Una comunità passata dal sogno all’incubo nel volgere di una notte. E che ora è tenuta prigioniera suo malgrado. Schiaffeggiata e derisa, come mai era accaduto nel corso della storia. «Liberiamo la nostra città» era lo slogan vergato sullo striscione che, venerdì pomeriggio, apriva il corteo dei tifosi davanti all’aeroporto ‘Galilei’. Quello che è accaduto nelle ultime settimane, infatti, è veramente inqualificabile. Il danno di immagine provocato da un manipolo di irresponsabili è evidente e sotto gli occhi di tutti. Nessuno mette in discussione la libertà d’impresa, ma non è ammissibile calpestare la dignità di una città come sta accadendo da venti giorni a questa parte. Ieri sera allo stadio «Liberati» di Terni dovevamo festeggiare il ritorno nella serie cadetta. Invece, Mannini e compagni sono stati costretti a non andare a causa del comportamento di un gruppo incapace di gestire un’impresa calcistica. Perché è questo che ha spinto il presidente della Lega, Andrea Abodi, a disporre il rinvio del debutto con la Ternana. Lo ha spiegato, senza mezzi termini, su queste colonne. Una decisione non indolore, non solo perché la Ternana ha presentato un ricorso d’urgenza al Collegio di garanzia del Coni, ma anche per le conseguenze che potrebbero derivare dagli approfondimenti della Corte Federale cui è stato inviato un dettagliato fascicolo. C’è davvero una nuova offerta sul tavolo o si tratta dell’ennesima manovra per alzare il prezzo? Abodi ha evocato uno scenario ancora più drammatico: l’esclusione dal campionato di B per il Pisa. La settimana scorsa ho invitato il patron Fabio Petroni a mostrare un po’ di orgoglio: a mettere sul tavolo la documentazione relativa all’acquisto del 50% da Fabrizio Lucchesi e quelle legate alle sponsorizzazioni degli imprenditori che hanno garantito la fideiussione necessaria all’iscrizione al campionato. Martedì nell’incontro a San Rossore, davanti al sindaco, a parte gli occhi di sfida di un giovanotto, sono stati presi degli impegni. Qualcuno li ha rispettati, qualcun altro ha continuato a giocare. Adesso il tempo è davvero scaduto. E dai tavoli da pocker bisogna passare al rettangolo di gioco. Perché, per Britaly, il rischio è di trovarsi in mano una società polverizzata dai suoi stessi appetiti. E quindi di mettersi in tasca solo le banconote del vecchio Monopoly. Cui prodest.

Buona domenica.