Vogliamo giustizia

Il commento del responsabile della redazione pisana de La Nazione

Tommaso Strambi

Tommaso Strambi

Pisa, 14 giugno 2017 - Non è la prima volta. Già nel 1999 Daniele Ferretti si trovò faccia a faccia con due banditi. Anche quella volta reagì e rimase accoltellato. Questa volta è stato più veloce. Davanti aveva un giovane con la metà dei suoi anni che ha provato a sparare a sua moglie. Ma non è riuscito a finire la frase. Uno dei proiettili esplosi da Ferretti lo ha colpito a morte. Ancora non sappiamo se anche il bandito ha esploso contro l’orefice uno o due colpi di pistola. I testimoni dicono di aver sentito quattro spari. Ma non è questo il punto.

Il tema rimane quello della legittima difesa. Quella che Matteo Salvini e Gianni Alemanno chiamano in causa immediatamente. «Nessuno si permetta di inquisire Daniele», intima l’ex sindaco di Roma e leader del Movimento Nazionale. Sì, perché ora è lui che deve spiegare, chiarire, difendersi per aver difeso la sua gioielleria e sua moglie. Già perché la nostra classe politica è ancora lì che si avviluppa se la legittima difesa scatti al calare del sole o anche prima. Ma fuori dal Palazzo la vita corre veloce. Ed è un attimo. Una porta che si apre, due uomini che sembrano clienti e, invece, ti minacciano di consegnare loro tutto ciò che hai. In casa tua, in gioielleria o al bar (com’è successo a Budrio) poco cambia. La situazione è la stessa. La paura anche. E se lo Stato non riesce a proteggerti non dev’essere reato farlo da soli. No, non è più tempo per le sottigliezze legislative. Serve chiarezza, così come serve la certezza della pena. Per Daniele, come per tutti quelli che si trovano faccia a faccia con dei banditi. Il resto sono solo discorsi che, come diciamo da queste parti, li porta via il vento. Vogliamo giustizia!