Scandalo Cnr, senza l'assenso dell'ex custode niente progetti

Esclusivo: l’ex custode diventato responsabile dell'ufficio progetti con un titolo di studio falso era osannato in tutto l’istituto

Marco Borbotti nella sua casa a Molina di Quosa

Marco Borbotti nella sua casa a Molina di Quosa

Pisa, 24 febbraio 2015 - "No Marco? No party". E’ tutta qui, in quattro parole, la sintesi dell’enorme potere accentrato nella mani di Marco Borbotti, l’ex custode diventato – anche grazie a un falso certificato di laurea responsabile dell’ufficio progetti dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr.

La scherzosa ma significativa definizione compare nella Newletter del gennaio 2014 dell’Ifc, documento ufficiale dell’istituto ed emanazione della linea della direzione, inviato a tutto il personale nella quale si legge in bella evidenza: "Avviso ai progettisti prossimi venturi: il comma Barbotti". Di cosa si tratti è presto spiegato: "Per la presentazione dei nuovi progetti – si legge nel testo – scatta il comma-Borbotti. Ovvero, con almeno una settimana di anticipo rispetto alla scadenza, i progetti, prima di passare dalla firma della Direzione, dovranno essere approvati dall’ufficio entrate di Marco Borbotti. Ben tre progetti finanziabili nella recente call, non hanno infatti raggiunto la soglia per incongruenze amministrative: non può succedere più. Dopo reiterate raccomandazioni si passa all’editto: niente visto di Marco Borbotti, niente firma della direzione. I ritardatari sono avvisati: no Marco, no party".

Un testo che lascia pochi dubbi. I progetti di ricerca attirano centinaia di migliaia di euro di finanziamenti da parte di enti, aziende e grandi gruppi e i finanziamenti sono la linfa vitale dell’Ifc. Non si possono fare errori e dunque ogni progetto, prima ancora che alla direzione – allora nelle mani di Eugenio Picano –, deve ricevere il visto di Borbotti. Che è poi l’ideatore, per sua stessa ammissione, del giochetto attraverso il quale inventava di sana pianta sponsorizzazioni inesistenti a sostegno di molti dei progetti dell’Istituto riuscendo in questo modo a ottenere anticipi di cassa dal Cnr che poi nessuno avrebbe però rimborsato. Un sistema geniale, che ha creato una voragine nei bilanci dell’Ifc, ma che ha concorso senza dubbio a migliorare le performance dell’istituto, il quale nei sei anni della direzione Picano – sono numeri nero su bianco – ha triplicato la produttività scientifica e quintuplicato le attività di trasferimento tecnologico. Ma c’è molto altro. Sono una decina le newsletter dell’Ifc che tra il 2009 e il 2014 esaltano le capacità e la bravura di Borbotti, enfatizzandone le performance, i risultati, le capacità amministrative e negoziali fino a presentare la sua come una autentica «success story», segnata da una incredibile ascesa personale.

Costruita però su un titolo di studio falso e intorno a una personalità con «un grave disturbo bipolare con sindrome maniacale» come ha riferito il suo legale aggiungendo che Borbotti, in cura da anni, è stato recentemente dimesso da un trattamento sanitario obbligatorio al Santa Chiara. Ma questo era evidentemente ignoto o ininfluente all’Ifc dove Borbotti, alle dirette dipendenze della direzione era diventato l’autentico deus ex machina dal quale dipendeva la sorte dei progetti di ricerca: chi ha i requisiti del comma Borbotti dentro, altrimenti fuori. E per chi era «promosso» si aprivano le porte dei preziosi finanziamenti (veri, ma spesso fasulli) e la strada si faceva spianata per la carriera in un ambiente fortemente competitivo dove tutto o quasi è esasperatamente finalizzato – basta leggere le Newletter per redersene conto – alla caccia di fondi.

La fama di Borbotti viene da lontano: già nel numero di ottobre 2009 della Newletter si parla di lui e del «paradigma virtuoso della ricerca di qualità: prima l’interesse scientifico, poi pubblicazioni di eccellenza e quindi i finanziamenti. E dietro i finanziamenti ottenuti, il formidabile lavoro amministrativo e negoziale del nostro neo-responsabile dell’ufficio contratti e acquisizione risorse, Marco Borbotti». E ancora, nel 2013, in occasione del decollo di un altro progetto per il quale Ifc ha ottenuto un finanziamento di svariate centinaia di migliaia di euro si elogia «Marco Borbotti che trasforma ancora una volta la buona amministrazione in ricerca originale e risorse aggiuntive». Peccato che il progetto in questione citasse tra gli sponsor soggetti istituzionali e grandi banche risultate del tutto estranee all’iniziativa.