Danza al teatro Verdi, la stagione si chiude con il 'Cigno nero'

Appuntamento domani, sabato, alle 21 con i ballerini della Imperfect Dancers Company

Il 'Cigno nero' al Verdi (foto Paolo Porto)

Il 'Cigno nero' al Verdi (foto Paolo Porto)

Pisa, 8 maggio 2015 - Si conclude con una prima assoluta il nutrito cartellone della danza presentato quest'anno al Teatro Verdi. "Cigno Nero", sarà in scena sabato 9 maggio alle ore 21 con i ballerini della Imperfect Dancers Company, l'ensamble creato da Walter Matteini e Ina Broeckx nel 2009 e da tre anni in residenza proprio al Teatro Verdi. E' lo stesso Walter Matteini, uno dei più talentuosi coreografi italiani e direttore artistico della compagnia, a firmare la nuova opera insieme a Ina Broeckx. A noi ora racconta se stesso e lo spettacolo.

Cosa sono i 'cigni neri'? "Sono gli accadimenti che cambiano il pensare umano e il modo di vita. Noi siamo molto influenzabili: basta un elemento esterno a far crollare le nostre idee e nella maggior parte dei casi succede che al poco conosciuto e al diverso noi associamo il male. Abbiamo sempre creduto che i cigni fossero bianchi e quando invece se ne presenta uno nero pensiamo subito che sia 'sbagliato' solo perché è diverso. La nostra ultima creazione si è ispirata al saggio filosofico letterario di Nassim Nicholas Taleb, docente di Scienze dell' incertezza di origine libanese. Da questa opera abbiamo tratto il nostro cigno nero".

Ce lo descriva. "Ovviamente è un diverso, ma è aperto allo scambio con tutti, senza preconcetti. Deve però confrontarsi con il modo in cui gli altri lo vedono e poi fare una scelta: essere come tutti lo vogliono, cioè cattivo, oppure restare come veramente è, con i suoi difetti e con le sue debolezze, pur senza che gli altri lo riconoscano così. Ciò che raccontiamo non è una storia, ma il modo in cui si sviluppano le dinamiche tra le persone".

La sua visione è ottimista o pessimista? "La conclusione direi che è certamente ottimista perchè lui, il Cigno Nero, nonostante tutto non farà la scelta della cattiveria. Qualcuno capirà. Altri no e continueranno a considerarlo come l'espressione del male".

­Qual è il messaggio, se c'è? "Non lasciarsi mai influenzare dalla prima impressione, ma prendere tempo per conoscere veramente una persona. Oggi, purtroppo, viviamo e lavoriamo in modo frenetico, non approfondiamo mai le nostre relazioni con gli altri. Credo, invece, che ci sia sempre più bisogno di un contatto umano".

Quali musiche ha scelto? "Ci sono estratti di Ciaikovskij, ma in una utilizzazione evocativa. La parte narrativa è affidata a Massimiliano Pace, compositore noto e apprezzato in Italia e all'estero per le sue musiche di scena, da cui non mancano colonne sonore televisive, radiofoniche e cinematografiche. Il linguaggio della danza è quello moderno, intensamente fisico e atletico, per il quale ci distinguiamo, mirando a creare un legame emotivo con il pubblico".

­Lei e Ina Broeckx avete fondato un ensamble di grande successo e lo avete chiamato Imperfect Dancers Company. L'imperfezione come un pregio? "La perfezione non si raggiunge mai, ma resta un obiettivo che ci spinge ogni giorno a fare meglio. La vera perfezione si cela proprio nell'imperfezione perché ogni imperfezione ci rende unici. E' un difetto che però ci caratterizza rispetto agli altri. Come un cigno nero. Ecco, a noi piaceva essere coscienti che si può migliorare, ma che la perfezione è irraggiungibile. Quando si pensa di essere arrivati, in realtà siamo finiti perché non abbiamo più stimoli e siamo invece diventati solo pretenziosi. Ecco, volevamo ricordarci ogni giorno che solo con il lavoro quotidiano si può crescere. Perciò abbiamo scelto questo nome".

Ci racconti di lei. La danza è stata una scelta. O è successo tutto per caso? "Per caso. Avevo 11 anni quando ho cominciato ad andare a scuola di danza. Era il periodo in cui in Italia arrivava la black dance. Poi ho conosciuto anche le altre danze e la mia insegnante di classico mi parlò dell'Accademia. Così ho studiato prima a Roma, poi sono andato in Francia e infine, con la mia compagna, Ina Broeckx, siamo tornati in Italia e insieme nel 2009 ci siamo lanciati nell'avventura ed abbiamo fondato la compagnia degli Imperfect Dancers"

Rimpianti? "Nessuno. Sono contento del mio percorso"

­Paure? "Quelle sì, ci sono. Viviamo in un momento storico particolare. A causa della crisi economica non si può vedere in maniera molto limpida".

­Come sarà il futuro della danza in Italia? "Nel nostro Paese ci sono tantissimi talenti, un grande potenziale e pochissimi mezzi. Siamo arrivati ad un momento in cui o si salta l' ostacolo o si resta indietro rispetto al resto d'Europa. In Gemania, ad esempio, in ogni teatro c' è una compagnia di danza. In Francia ci sono i centri coreografici. Da noi bisognerebbe decidersi a dare i mezzi a chi ha la capacità. Distribuire finanziamenti a pioggia per far contenti tutti non ci porta certo lontano: molti talenti se ne vanno in cerca di opportunità favorevoli".

Un ballerino è un attore, un artista, un sognatore o solo un artigiano dei gesti? "Sicuramente un artista, ma anche un poeta che si esprime con il corpo".