Caso Ragusa, Antonio Logli si rifugia nel silenzio. Solo un sorriso ironico ai cronisti

La donna è scomparsa dal 2012. Il marito si è barricato in casa

Antonio Logli si rifugia nel silenzio. Solo un sorriso ironico ai cronisti

Antonio Logli si rifugia nel silenzio. Solo un sorriso ironico ai cronisti

Pisa, 23 aprile 2016. Sgommate, carte bollate e silenzi carichi di tensione. Quella di ieri non è stata una giornata come tutte le altre a casa di Antonio Logli. L’autoscuola di famiglia è rimasta aperta solo poche ore, ma per tutto il giorno in via di Gello si è respirata una tranquillità quasi irreale. Una calma apparente cercata e voluta dallo stesso Logli dopo che la Corte di Cassazione ha riaperto il caso sulla scomparsa di sua moglie, Roberta Ragusa, e lui si è ritrovato ancora una volta al centro delle indagini.

Davanti a Logli si preparano ora lunghi mesi in cui sarà chiamato ancora una volta a raccontare la sua versione di quello che è accaduto la notte di quattro anni fa in cui la madre dei suoi figli è scomparsa nel nulla e lui ieri sembra aver pensato di esorcizzare tutto ciò prima cercando di ostentare una normalità forzata e poi finendo per chiudere le porte dell’ufficio e di casa al mondo intero. Logli, d’altronde, sperava sicuramente che l’intera vicenda si fosse chiusa nel marzo del 2015 quando il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Laghezza lo aveva prosciolto dalle accuse di «omicidio volontario» della moglie. Una sentenza, però, che adesso la suprema corte ha smontato, disponendo per lui un nuovo rinvio a giudizio.   Ieri mattina Antonio Logli ha così cercato di ingannare la tensione andando a lavorare, ma presto ha deciso di cambiare i propri piani. Giusto il tempo di una corsa alla Motorizzazione civile per consegnare alcune pratiche e poi si è subito chiuso in casa, limitando le uscite ad alcune ‘ronde’ nel quartiere per controllare la situazione. Tutti viaggi brevi, di non più di dieci minuti l’uno, durante i quali Logli ha fatto di tutto per evitare qualsiasi confronto con chi cercava di chiedergli solo una battuta sulla sentenza della Cassazione.

Per una, due, tre volte, Logli è così salito sulla sua vecchia Ford Escort verde ed è partito a tutta velocità per poi fermarsi immancabilmente dopo pochi metri per studiare le reazioni di chi lo stava aspettando. In un caso ha addirittura abbassato il finestrino del lato del guidatore e ha fatto avvicinare i cronisti prima di ripartire senza dire una parola e addirittura con un sorriso quasi divertito sul volto. Comportamenti insoliti, dettati sicuramente dalla tensione del momento, ma che sembrano comunque aprire delle crepe nel muro di silenzio dietro a cui Antonio Logli anche in questo momento ha scelto di trincerarsi.