Quando Marina sfidava Viareggio. "Vi racconto come è nato Ganascione"

Parla Carlo Grassini, grafico e ‘padre’ del simbolo del carnevale

Uno degli storici carri del litorale pisano

Uno degli storici carri del litorale pisano

Pisa, 30 luglio 2015 - Le maestranze degli studios cinematografici e tutti quelli ‘che avevano un mestiere tra le mani’. «Manodopera raccogliticcia» la definisce Carlo Grassini, ma capace di fare grandi cose ovvero carri che niente avevano a che invidiare dalla vicina Viareggio. Carlo Grassini, ‘storico’ grafico e designer marinese,conserva tutto gelosamente nella casa-studio sul lungomare di via Tullio Crosio. Bozzetti, progetti, foto. Appesa alle pareti la locandina del suo ‘Ganascione’, la maschera simbolo del carnevale del litorale ‘inventata’ all’inizio degli anni Ottanta sull’onda della maestosa edizione del 1928 quando giganteschi carri di cartapesta sfilarono sul lungomare trainati da buoi. Una tradizione che i marinesi hanno voluto recuperare e riproporre in grande stile. Tanto che dopo la prima sfilata – quasi un prova generale – di sabato scorso, il 1° agosto si replica alle 21. 

Grassini, perché ‘Ganascione’ e come nacque? «Era il 1980, fui contattato per progettare i carri del Carnevale che poi vennero costruiti negli ex studios. Pensando ad una maschera mi venne in mente questo volto con una grande bocca attraverso cui si vede il mare. Ma non è un sorriso, è una boccaccia. Ci tengo molto: bello o brutto che sia è il simbolo del carnevale del litorale». Com’erano i carri? «Imponenti. Mi ricordo un carro dedicato alla legge Merlin, ma si parlava anche di ambiente, dei personaggi dell’epoca. In uno svettava Gianni Agnelli. Si sfilava sia a Marina che Tirrenia. Per assistere si pagava il biglietto. E poi la notte per far rientrare i carri negli studios erano dolori...». 

Perché? «Le strade erano piene di gente. E noi con questi grossi carri dovevamo fare la curva della Pisorno, che era stretta. Noleggiammo un campo di girasoli sul lato destro e ci posizionammo le lastre di ferro che gli americani utilizzavano per gli aeroporti in tempo di guerra...».

Una sfilata invernale ma anche estiva?  «Sì, nel 1981 decidemmo di fare la parata sul lungomare anche d’estate. Intitolammo la manifestazione ‘A qualcuno piace caldo’. Piacque molto. A quei tempi ci inventavamo anche iniziative collaterali molto belle. Una mostra di disegni satirici al Continental con nomi come Fremura e Altan e persino un Chianti, imbottigliato nelle Cantine Riunite di Ghezzano». 

Ha partecipato all’organizzazione del Carnevale estivo 2015?  «Mi sono messo a disposizione come tanti altre persone. Dico la verità, mi sarebbe piaciuto che i carri raccontassero Marina e i marinesi, anche prendendoli un po’ in giro. Per esempio avevo pensato un carro con una barchina e dentro una piantagione di pomodori. Perché i marinesi hanno il mare e il porto ma le barche le tengono nell’orto. E poi mi ero immaginato tanti bambini vestiti come moscardini e cée...».

I carri firmati dal Maestro viareggino Emilio Cinquini li ha visti?  «Sì, belli. Ma se davvero questa tradizione - come spero – riprendesse quota, mi piacerebbe che potesse crearsi un gruppo di volontari disposto a lavorarci come un tempo, anche nella creazione dei carri. Sono consapevole che non è facile, negli anni Ottanta c’erano le maestranze degli studios e persone ‘che sapevano fare’. Oggi non è più così, ci vuole tempo e fatica. Ma perché non provarci?».