Maltrattamenti all'asilo: "Processi sommari sui social"

La valutazioni della Camera Penale di Pisa: "Poco rispetto anche per le vittime"

Le valutazioni della Camera Penale

Le valutazioni della Camera Penale

Pisa 11 febbraio 2016 - Un caso delicato che ha posto e continua a porre tanti dubbi. Una notizia, quella dei maltrattamenti all’asilo comunale pisano, su cui come sempre ci siamo interrogati. Per garantire il giusto equilibrio fra diritto/dovere di cronaca e diritto alla privacy. Se da un lato, soprattutto sui social network, si sono scatenati i giustizialismi, dall’altro le centinaia di genitori, nonni, parenti che hanno i bambini nelle scuole dell’infanzia, come si dice ora, cittadine, hanno chiesto di sapere. Tanto che lo stesso Comune, in una conferenza stampa, ha scelto di divulgare il quartiere dove si trova la struttura (il Cep) «per non creare allarmismi», il primo giorno di riapertura in classe erano soltanto 8 i piccoli su 22 frequentanti.

Su tutto questo (la diffusione delle immagini relative alle violenze, di dati che riguardano le indagate, il comportamento di alcuni colleghi avvocati e il modo in cui è stato trattato mediaticamente l’episodio) riflette la Camera penale di Pisa attraverso il suo direttivo. Un pensiero, non a caso, diffuso anche su Facebook dove molto del dibattito si è tenuto. «La privacy che un caso tanto delicato imponeva di mantenere è andata a farsi benedire – affermano il presidente Mario De Giorgio, la vice Laura Antonelli, il segretario Serena Caputo, la tesoriere Gianna Borghesi, Riccardo Ghigli, Alessandro Zarra, Alessandro Niccoli – Su Facebook numerosissime sono state le richieste di pene esemplari, di eliminazione dei diritti di difesa, fino ad arrivare al tentativo di organizzare spedizioni punitive» a casa. Non sono mancati commenti indignati di avvocati che hanno pubblicamente dichiarato che non avrebbero patrocinato gli autori di simili gesti».

Giudizi affrettati. «Ormai i processi si celebrano nelle piazze virtuali, dove domina incontrastato il desiderio di esprimere giudizi – ferocemente implacabili. E spiace che a tale rituale medievale partecipino anche avvocati che, dimenticandosi del giuramento effettuato, si comportano come l’urologo che rifiuta di curare chi è accusato di violenza sessuale». Nessuno, poi, si è «fermato per un momento a pensare alle ripercussioni che la divulgazione delle immagini avrà sui bambini vittime di questa vicenda e sulle loro famiglie». «In futuro le stesse vittime potranno rivivere quei momenti consultando su internet un motore di ricerca». La verità, la conclusione del ragionamento, «è che a tutti piace schierarsi dalla parte delle vittime, ma pochi si chiedono cosa provino. Spesso sono proprio le vittime a mostrare quella sensibilità che piacerebbe riscontrare nella cosiddetta pubblica opinione».