Brusca conferma: "La mafia voleva far saltare la Torre di Pisa"

Un attentato clamoroso del quale hanno già parlato altri pentiti. L'organizzazione criminale aveva anche un piano per "mettere siringhe infettate di Aids sulla spiaggia di Rimini" / LA MAFIA PROGETTAVA ATTENTATO CLAMOROSO: "VOLEVAMO FAR SALTARE LA TORRE DI PISA"

La Torre di Pisa

La Torre di Pisa

Milano, 20 gennaio 2015 - La rivelazione non è nuova, era già stata fatta in precedenti processi, ma fa sempre un certo effetto: la mafia progettava di far esplodere la Torre di Pisa. Un atto clamoroso all'interno del "cambio di strategia" programmato da Cosa Nostra dopo l'attentato di Capaci del 23 maggio 1992, in cui rimasero uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.

Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Jato considerato uno dei personaggi chiave della stagione delle stragi, lo ha sottolineato nell'aula del processo in corso a Milano sull'attentato di Via Palestro, l'autobomba scoppiata a il 26 luglio 1993 davanti al Padiglione d'Arte Contemporanea. "Dopo Capaci - ha detto Brusca, ascoltato in videoconferenza come testimone assistito dall'avvocato - Cosa Nostra decise di cambiare strategia" e di colpire "non più magistrati, ma monumenti e musei". Nuovi obiettivi, appunto, come le bombe piazzate in via dei Georgofili a Firenze, vicino alla Galleria degli Uffizi, e in via Palestro a Milano. "Avevano programmato - ha assicurato, tra l'altro, il collaboratore di giustizia - un attentato alla Torre di Pisa". Non solo: intenzione della mafia era anche "mettere siringhe infettate di Aids sulla spiaggia di Rimini".