Annegò in piscina a cinque anni. Le due bagnine oggi davanti al giudice

Sono accusate della morte della piccola Rachele Medda

Il nonno di Rachele al Pronto soccorso abbraccia il padre della piccola

Il nonno di Rachele al Pronto soccorso abbraccia il padre della piccola

Pisa, 30 settembre 2014 - DAVANTI al giudice Giulio Cesare Cipolletta si celebra stamani l’udienza preliminare dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Sisto Restuccia che ha chiesto il rinvio a giudizio di due persone per la morte della piccola Rachele Medda. Si tratta della vittima della tragedia avvenuta nel pomeriggio del 28 agosto dell’anno scorso quando nella vasca piccola della piscina comunale di Barbaricina affogò la bimba di appena cinque anni che stava partecipando a un campo solare gestito dalla Canottieri Arno. Sulla base delle risultanze investigative dei carabinieri per quella morte - ovvero per il reato di omicidio colposo in concorso - il pubblico ministero ha chiesto il processo per le due addette al salvamento che erano in servizio quando la piccola annegò, difese dagli avvocati Anna Rosa Francini e Andrea Di Giuliomaria.

AL CENTRO di questa inchiesta c’è un documento di fondamentale importanza: i filmati del sistema di videosorveglianza che hanno ripreso i momenti della tragedia. Ma anche la ‘memoria’ del defibrillatore che fu usato per cercare di rianimare la piccola, in base alla quale, molto probabilmente, si sarà potuto accertare se la sfortunata Rachele quando venne tirata fuori dall’acqua era ancora viva oppure no. C’è anche un altro punto cruciale, quello che riguarda i soccorsi, in quanto ci sarebbe stato un conciliabolo che potrebbe averli rallentati. Pare, infatti, che il padre di Rachele (medico) - arrivato subito in piscina - avesse già allertato i suoi colleghi dell’Unità di Rianimazione del Santa Chiara (distante dalla piscina poche centinaia di metri), ma la bambina venne invece comunque trasportata al Pronto Soccorso di Cisanello, sebbene il padre avesse fatto presente anche ai soccorritori dell’ambulanza che i medici del Santa Chiara stavano già attendendo l’arrivo della bambina.

La circostanza è confermata anche da un altro fatto: per accertarsi immediatamente delle condizioni di Rachele, il personale della Canottieri Arno non si recò a Cisanello, ma al Santa Chiara, dove però la piccola non è mai giunta. Oggi si saprà se i difensori delle due indagate opteranno per un rito alternativo - abbreviato o patteggiamento - , mentre i familiari della sfortunata Rachele - Pierpaolo Medda e Cristiana Manzi - tutelati dall’avvocato Carlo Porcaro D’Ambrosio - si costituiranno parte civile, forse chiamando in giudizio la Canottieri Arno.