Mercoledì 24 Aprile 2024

"L’acqua scorre in tubi di amianto": la confessione scatena l’allerta

L’Autorità Idrica: "Nessun rischio". Ma presto partiranno i controlli

La legge 257/02 vieta l’utilizzo  del cemento amianto  per le nuove strutture  e detta  le regole  per il suo smaltimento controllatopisa - ph. m. corsini

La legge 257/02 vieta l’utilizzo del cemento amianto per le nuove strutture e detta le regole per il suo smaltimento controllatopisa - ph. m. corsini

Pisa, 27 novembre 2014 -  Chiare, fresche e dolci acque. Che scorrono in tubi d’amianto. «La rete del sistema idrico del Comune di Pisa è al 52% costruita con compositi a base di cemento-amianto» certificano a una voce l’Autorità Idrica Toscana e Acque spa. Possibile? Sì, nonostante sembri incredibile. Di più: per i tecnici si tratta di una verità assodata, che - giurano - non ha conseguenze per la salute. Ma la rivelazione sembra destinata a fare rumore. E scatenare paure. Perché fa un certo effetto pensare al rischio di fibre di amianto mescolate all’acqua che quotidianamente beviamo. «Il parlamento Europeo nel marzo 2013 ha approvato una risoluzione che riconosce tra le cause di tumore dovute all’amianto anche quello causato da ingestione di fibre», spiega a Panorama.it Ginevra Virginia Lombardi, professoressa dell’università di Firenze e membro del Forum dell’acqua. Come lei la pensano molti altri. Allarmi eccessivi?

Il problema non riguarda solo Pisa, ma un po’ tutta Italia. Per dire: in Toscana ci sono ben 225 chilometri di tubature in eternit e cemento-amianto. Ma il punto è un altro: quel 52% rappresenta una quota più alta della media. Che non può essere sottovalutata. Una rassicurazione è comunque d’obbligo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la presenza di amianto nelle tubature non costituisce un pericolo, visto che l’amianto svilupperebbe effetti patologici solo per inalazione e non per eventuale ingestione. Inoltre la potabilità dell’acqua viene valutata attraverso parametri elencati nel decreto 31/2001 tra i quali non compare la ricerca delle fibre di amianto «in quanto, sulla base delle attuali conoscenze scentifiche, non esiste alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericoloso per la salute». Resta la verità di una schiera sempre più fitta di associazioni, medici e organismi internazionali (fra cui l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione) che invitano a tenere alto il livello di guardia.

A Pisa il caso è scoppiato nel consiglio comunale di lunedì sera, quando l’assessore Andrea Serfogli, rispondendo a un’interrogazione dei consiglieri Paolicchi, Ricci e Auletta, ha reso pubbliche una serie di risposte fornite sull’argomento al Comune sia dall’Autorità idrica toscana sia da Acque spa. Risposte in cui si specifica che «queste tubazioni si trovano disseminate su tutte le aree della rete di Pisa, con minore prevalenza nel centro storico e maggiore presenza nelle aree urbane di successiva espansione». Peccato che, al di là delle rassicurazioni, nessuno sia in grado di dire oggi quale è la concentrazione delle fibre di amianto nell’acqua che scorre lungo le tubature del territorio comunale. E’ dal 1996, infatti, che l’Arpat non svolge in Toscana un’indagine di questo genere. Ma ora che il problema sta emergendo in modo eclatante, l’Autorità idrica toscana sembra pronta a correre ai ripari: «E’ nostra intenzione avviare un monitoraggio per aggiornare il quadro rilevato nel 1996 su un elenco di acquedotti toscani. In quello studio, per quanto riguarda la rete di Pisa, la concentrazione di fibre di amianto era inferiore al limite di rilevabilità di 1600 fibre per litro». Insomma, è il succo: non ci sono rischi per la salute ma i controlli è meglio farli. E a tutti non resta che fidarsi.