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di CHIARA DELL’OMODARME
L’INFLAZIONE crolla a zero. I prezzi calano. Tutti ripetono come una litania: «La crisi sta finendo». Ma faccia un passo avanti chi se ne è accorto. Chi averte miglioramenti per il proprio portafolgio? Siamo andati a chiederlo a chi, tutti i giorni, fa i conti con la spesa, le bollette, l’affitto e lo stipendio fisso che non basta mai. Insomma, le persone comuni. Tra i banchi del mercato della frutta e della verdura di piazza delle Vettovaglie. «I prezzi sono sempre troppo alti per arrivare in fondo al mese — racconta Lucia Marchetti che vive col marito e può fare i conti con un solo stipendio —. Faccio sempre i cosiddetti conti della spesa anche quando vengo qua a comprare la frutta e la verdura. E soprattutto sto sempre molto attenta a quello che compro e a quanto sto spendendo». E’ proprio questa ormai l’arma di difesa dei consumatori: stare attenti, o meglio stare in guardia. Si muovono tra i banchi del mercato quasi sospettosi, scrutano i cartellini dei prezzi, pensano bene a cosa comprare e poi se sono davvero convinti, domandano e alcuni comprano. Sì perché se anche i prezzi calano e l’inflazione scende ai livelli di mezzo secolo fa, la domanda resta immobile e fredda come un pezzo di ghiaccio. Nessuno spende, neppure al mercato.

«ALCUNI prezzi tra la frutta e la verdura — spiega Bruno Arrostiti, uno dei commercianti dei banchi del mercato in piazza — sono calati quasi del 50%. Se l’anno scorso un kg di pesche si vendeva a 2,50-3 euro, adesso siamo scesi a 1,70, ma c’è un problema: la gente compra meno, sempre meno». E’ così. Si lamentano tutti della stessa cosa, le vendite sono troppo poche. Non c’è più richiesta. «Quando esco a fare la spesa sto molto più attenta rispetto a prima non solo nella scelta e nella selezione dei prodotti, ma anche nella scelta del posto — dichiara Gisella Pieroni dell’agenzia Immobiliare 2000 —. Invece di un prodotto di marca che costa il doppio, preferisco risparmiare spendendo la metà, ma senza sacrificare la buona qualità». Perchè risparmiare infatti non sembra voler dire assolutamente rinunciare alla cucina sana e genuina e a mangiar bene. Anzi. D’accordo anche il marito Piero Alberto Bertoni: «Non voglio riunciare alla buona tavola, ma preferisco mille volte i discount ai tradizionale supermercati: prodotti di qualità e prezzi decisamente più bassi». E prosgue: «Questa crisi sta mettendo in ginocchio le persone comuni e credo che dovrà passare tanta acqua sotto i ponti prima che la gente si accorga di questi grandi miglioramenti di cui tanto si sente parlare nell’epoca dell’euro».

SI RESPIRA poco ottimismo tra la gente. Anzi diciamo «zero», proprio come l’inflazione. «Dove si può trovare l’ottimismo? Se si arriva a fine mese è già un miracolo, ma a sentire economisti e politici dovremmo gioire, e di cosa?» interviene con rassegnazione un’anziana signora che ha appena chiesto un chilo di pesche. «C’è tanta povertà, troppa, con una pensione come la mia non si arriva in fondo al mese» e spesso ci sono da aiutare figli e nipoti. Dello stesso parere Simone Ceccanti, un altro commerciante di piazza delle Vettovaglie: «C’è tanta miseria e la situazione è identica all’anno scorso, coi prezzi in altalena. Non so quanto questa possa essere considerata una cosa positiva». «Per noi studenti — afferma Maria Scermino — è una situazione abbastanza difficile, certo poi tutto dipende dalla disponibilità economica dei genitori, ma le spese sono tante. Io vivo in centro, una casa da 900 euro che dividiamo in tre: quindi 300 euro li spendo per l’affitto, al quale si deve aggiungere la spesa e le bollette e si arriva a un minimo, ma proprio minimo, di 600 euro in sù». Ma allora dov’è finita questa inflazione a zero? Per gli analisti e le statistiche l’Italia ha battuto un nuovo record, portandosi al livello di 50 anni fa, ma le famiglie fanno fatica anche solo a riempire il carrello della spesa. Chi ha sbagliato i conti?