{{IMG}} 2009-07-10
di SAVERIO BARGAGNA
LA SAI LULTIMA? La barzelletta, intendiamo. Ve la raccontiamo noi. I protagonisti non sono il «solito» italiano, francese e tedesco bensì Leonardo Covarelli e Dino De Megni. Avanti con la storia. Dopo venti giorni di corte intorno al Pisa, Covarelli decide che è lora di farsi avanti. In effetti siamo allultima corsa: o si sale adesso oppure è finita. La città è «divisa» messa di fronte ad un suo eventuale ritorno: qualcuno dice «alla fine basta salvarsi», altri non lo vogliono neppure sentir nominare. Poco importa. Covarelli, finalmente, chiama il sindaco e fissa un appuntamento. Allultimo tuffo però il perugino si tira indietro. Dice di non potersi più muovere da Perugia e invia in avanscoperta il suocero Dino De Megni. E una missione impossibile.
GENTILI. Prima di fare un salto a Palazzo Gambacorti (è già tarda serata), Dino De Megni passare da casa Mian-Gentili. Bussa, entra e dice qualcosa del tipo: «Signora, avrei bisogno di un prestito. Che ne dice?». Le porte di via Benedetto Croce si aprono, ascoltano, ringraziano (con ironia) e rimandano il «pacco» al mittente. «No grazie risponde Maria Gabriella Gentili mi sembrava di essere stata chiara. Con Covarelli non ci voglio avere più niente a che fare». Ma se la visita a casa Gentili può essere comprensibile alla fine stiamo parlando di due singoli cittadini e quindi assolutamente liberi di fare ciò che vogliono risulta, al contrario, sconcertante la visita in Comune. Ve la raccontiamo come ce la raccontano i protagonisti. Senza forzature.
PERUGIA E PERUGIA. Dino De Megni si siede al tavolo. Davanti a lui il sindaco Marco Filippeschi e il commercialista Antonio Cava. De Megni esordisce così. «Sono qui a rappresentarvi le difficoltà del Perugia». Scusi? Del Perugia? E che centra? De Megni sostiene che servirebbe un prestito di 753 mila euro per iscrivere il Perugia. E poi? Questo prestito sbloccherà un business intorno allo stadio «Curi» di Perugia che porterà allapertura di una serie di esercizi commerciali. Quindi, il giorno dopo larrivo di questo prestito, Covarelli, sarebbe riuscito a trovare i fondi per iscrivere anche il Pisa Calcio. Un po contorto ma il succo è questo. Cava e il sindaco ci raccontano si sono guardati negli occhi convinti di aver capito male. Insomma, il Pisa è sullorlo del fallimento, Covarelli ha parlato più volte con il primo cittadino manifestando la propria volontà di aiutare la società e al momento del dunque De Megni viene a chiedere i soldi per liscrizione del Perugia? Qualcosa non torna.
SCENEGGIATA. Cava ha chiesto come mai liscrizione del Perugia fosse necessaria anche per iscrivere il Pisa. De Megni avrebbe risposto che tutto questo deve essere letto nellottica dei «vasi comunicanti». «E incomprensibile commenta Cava ci è sembrato quasi offensivo sia per la nostra intelligenza che per quella di tutta la città». De Megni ci ha provato ma è andata male. Alla fine domandare è lecito. O no?
di SAVERIO BARGAGNA
LA SAI LULTIMA? La barzelletta, intendiamo. Ve la raccontiamo noi. I protagonisti non sono il «solito» italiano, francese e tedesco bensì Leonardo Covarelli e Dino De Megni. Avanti con la storia. Dopo venti giorni di corte intorno al Pisa, Covarelli decide che è lora di farsi avanti. In effetti siamo allultima corsa: o si sale adesso oppure è finita. La città è «divisa» messa di fronte ad un suo eventuale ritorno: qualcuno dice «alla fine basta salvarsi», altri non lo vogliono neppure sentir nominare. Poco importa. Covarelli, finalmente, chiama il sindaco e fissa un appuntamento. Allultimo tuffo però il perugino si tira indietro. Dice di non potersi più muovere da Perugia e invia in avanscoperta il suocero Dino De Megni. E una missione impossibile.
GENTILI. Prima di fare un salto a Palazzo Gambacorti (è già tarda serata), Dino De Megni passare da casa Mian-Gentili. Bussa, entra e dice qualcosa del tipo: «Signora, avrei bisogno di un prestito. Che ne dice?». Le porte di via Benedetto Croce si aprono, ascoltano, ringraziano (con ironia) e rimandano il «pacco» al mittente. «No grazie risponde Maria Gabriella Gentili mi sembrava di essere stata chiara. Con Covarelli non ci voglio avere più niente a che fare». Ma se la visita a casa Gentili può essere comprensibile alla fine stiamo parlando di due singoli cittadini e quindi assolutamente liberi di fare ciò che vogliono risulta, al contrario, sconcertante la visita in Comune. Ve la raccontiamo come ce la raccontano i protagonisti. Senza forzature.
PERUGIA E PERUGIA. Dino De Megni si siede al tavolo. Davanti a lui il sindaco Marco Filippeschi e il commercialista Antonio Cava. De Megni esordisce così. «Sono qui a rappresentarvi le difficoltà del Perugia». Scusi? Del Perugia? E che centra? De Megni sostiene che servirebbe un prestito di 753 mila euro per iscrivere il Perugia. E poi? Questo prestito sbloccherà un business intorno allo stadio «Curi» di Perugia che porterà allapertura di una serie di esercizi commerciali. Quindi, il giorno dopo larrivo di questo prestito, Covarelli, sarebbe riuscito a trovare i fondi per iscrivere anche il Pisa Calcio. Un po contorto ma il succo è questo. Cava e il sindaco ci raccontano si sono guardati negli occhi convinti di aver capito male. Insomma, il Pisa è sullorlo del fallimento, Covarelli ha parlato più volte con il primo cittadino manifestando la propria volontà di aiutare la società e al momento del dunque De Megni viene a chiedere i soldi per liscrizione del Perugia? Qualcosa non torna.
SCENEGGIATA. Cava ha chiesto come mai liscrizione del Perugia fosse necessaria anche per iscrivere il Pisa. De Megni avrebbe risposto che tutto questo deve essere letto nellottica dei «vasi comunicanti». «E incomprensibile commenta Cava ci è sembrato quasi offensivo sia per la nostra intelligenza che per quella di tutta la città». De Megni ci ha provato ma è andata male. Alla fine domandare è lecito. O no?
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