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di SAVERIO BARGAGNA
LA SAI L’ULTIMA? La barzelletta, intendiamo. Ve la raccontiamo noi. I protagonisti non sono il «solito» italiano, francese e tedesco bensì Leonardo Covarelli e Dino De Megni. Avanti con la storia. Dopo venti giorni di corte intorno al Pisa, Covarelli decide che è l’ora di farsi avanti. In effetti siamo all’ultima corsa: o si sale adesso oppure è finita. La città è «divisa» messa di fronte ad un suo eventuale ritorno: qualcuno dice «alla fine basta salvarsi», altri non lo vogliono neppure sentir nominare. Poco importa. Covarelli, finalmente, chiama il sindaco e fissa un appuntamento. All’ultimo tuffo però il perugino si tira indietro. Dice di non potersi più muovere da Perugia e invia in avanscoperta il suocero Dino De Megni. E’ una missione impossibile.

GENTILI. Prima di fare un salto a Palazzo Gambacorti (è già tarda serata), Dino De Megni passare da casa Mian-Gentili. Bussa, entra e dice qualcosa del tipo: «Signora, avrei bisogno di un prestito. Che ne dice?». Le porte di via Benedetto Croce si aprono, ascoltano, ringraziano (con ironia) e rimandano il «pacco» al mittente. «No grazie — risponde Maria Gabriella Gentili — mi sembrava di essere stata chiara. Con Covarelli non ci voglio avere più niente a che fare». Ma se la visita a casa Gentili può essere comprensibile — alla fine stiamo parlando di due singoli cittadini e quindi assolutamente liberi di fare ciò che vogliono — risulta, al contrario, sconcertante la visita in Comune. Ve la raccontiamo come ce la raccontano i protagonisti. Senza forzature.

PERUGIA E’ PERUGIA. Dino De Megni si siede al tavolo. Davanti a lui il sindaco Marco Filippeschi e il commercialista Antonio Cava. De Megni esordisce così. «Sono qui a rappresentarvi le difficoltà del Perugia». Scusi? Del Perugia? E che c’entra? De Megni sostiene che servirebbe un prestito di 753 mila euro per iscrivere il Perugia. E poi? Questo prestito sbloccherà un business intorno allo stadio «Curi» di Perugia che porterà all’apertura di una serie di esercizi commerciali. Quindi, il giorno dopo l’arrivo di questo prestito, Covarelli, sarebbe riuscito a trovare i fondi per iscrivere anche il Pisa Calcio. Un po’ contorto ma il succo è questo. Cava e il sindaco — ci raccontano — si sono guardati negli occhi convinti di aver capito male. Insomma, il Pisa è sull’orlo del fallimento, Covarelli ha parlato più volte con il primo cittadino manifestando la propria volontà di aiutare la società e — al momento del dunque — De Megni viene a chiedere i soldi per l’iscrizione del Perugia? Qualcosa non torna.

SCENEGGIATA. Cava ha chiesto come mai l’iscrizione del Perugia fosse necessaria anche per iscrivere il Pisa. De Megni avrebbe risposto che tutto questo deve essere letto nell’ottica dei «vasi comunicanti». «E’ incomprensibile — commenta Cava — ci è sembrato quasi offensivo sia per la nostra intelligenza che per quella di tutta la città». De Megni ci ha provato ma è andata male. Alla fine domandare è lecito. O no?