{{IMG}} 2008-07-01
di PAOLA ZERBONI
UN BLITZ da applausi, come quelli che passanti, clienti e dipendenti della Cassa di Risparmio di Pisa, in via Di Vittorio 83 a Pontasserchio, hanno riservato ai poliziotti quando, neanche dieci minuti dopo la rapina, hanno acciuffato e assicurato alla giustizia i quattro della banda — due del commando armato, e il ‘‘palo’’, tutti e tre padovani — oltre al basista pisano. Perdipiù recuperando anche i 50mila euro del bottino, in banconote da 50 e 100mila euro, che potrà tornare così nella disponibibilità dell’istituto di credito. Dietro le sbarre del Don Bosco sono finiti quattro maturi quanto esperti professionisti del crimine: il capo, Silvio Bertato, 54 anni, di Saccolongo, ex esponente della ‘‘mafia del Brenta capeggiata dal boss Felice Maniero, protagonista negli anni ‘90, di feroci assalti ai portavalori e oggi titolare di un rinomato ristorante del padovano, il suo braccio destro, Giorgio Piva, 60 anni, rappresentante di commercio e contitolare del ristorante, Franco Aielli, 52 anni, dipendente di un’autofficina di Padova e il pisano Pietro Belli, 61 anni, anche lui pregiudicato per diverse rapine e sottoposto a regime di sorveglianza speciale.

PROPRIO IL PISANO ha involontariamente portato gli investigatori padovani sulle tracce dei tre banditi, che da giorni facevano la spola tra il Brenta e la città della Torre, compiendo sopralluoghi su tutto il territorio provinciale, per individuare l’obiettivo da colpire. I poliziotti padovani, agli ordini del vicedirigente Dante Cosentino, non hanno mai perso d’occhio le loro mosse e da un mese avevano allertato i colleghi di Pisa. Così hanno fatto anche ieri mattina, quando, alle 5, li hanno visti imboccare l’autostrada diretti verso sud, Aielli sul carro-attrezzi del soccorso stradale, su cui avevano caricato il Mitsubishi Pajero di Bertato, e gli altri due su una Golf blu, di proprietà di una concessionaria. Gli agenti della mobile di Pisa, coordinati dalla dottoressa Alba Badalassi, sono andati ad attenderli sotto casa del basista pisano. E qui, puntualmente i padovani sono giunti intorno alle 9, salendo in casa dell’uomo e scendendo dopo un’ora per salire sulla Golf e far rotta su Pontasserchio. Una strada, via Di Vittorio, e tre obiettivi possibili da colpire, perché ci sono due banche e, a pochi passi, anche l’ufficio postale. Tutte le pattuglie, di Padova e della nostra questura, hanno circondato la zona e quando, alle 12.30 in punto, il commando è entrato in azione, è lì, in via Di Vittorio, che si è predisposta la trappola «accalappia-banditi». Aielli è rimasto sull’auto, Piva e Bertato, pistole in pugno, il volto nascosto sotto cappellini da baseball e occhiali scuri, hanno fatto irruzione in banca, minacciato i cinque cassieri e i tre clienti, acciuffato i soldi e guadagnato l’uscita. Solo risaliti in macchina, imboccando la strada che costeggia l’argine del Serchio, pr raggiungere il Pajero su cui poi avrebbero fatto ritorno in veneto. Al primo posto di blocco, hanno sgommato e cercando di falciare gli agenti. L’ultimo suono che hanno udito, prima di finire in trappola, è stato lo sparo in aria di uno dei poliziotti. Poi il muso della Golf si è schiantato sul muretto dell’incrocio. E ai loro polsi son scattate le manette, fra gli applausi scroscianti del capannello di passanti.