Sabato 20 Aprile 2024

Le tombe etrusche dimenticate. Quella pietra sopra il turismo

Pisa, il sito di Terricciola è chiuso. E il Comune non sa a chi appartiene

Lorenzo Bacci, in prima fila per la valorizzazione delle tombe etrusche

Lorenzo Bacci, in prima fila per la valorizzazione delle tombe etrusche

ANDREA MARCHETTI

TERRICCIOLA (Pisa), 24 ottobre 2014 - C’È UN’ITALIA da salvare, quella dei cittadini che si prendono cura del patrimonio culturale del Paese, facendo quello che dovrebbe fare lo Stato, arrivando là dove quest’ultimo non riesce ad arrivare. Luca Nannipieri, scrittore, saggista e direttore del Centro studi umanistici dell’Abbazia di San Savino, vicino a Pisa, ha scritto un libro che si intitola ‘L’Italia da salvare’, in cui racconta le storie di persone che, come dice l’autore, «non vogliono far morire i luoghi che amano anche se lo Stato è lontano».

Nannipieri presenterà il libro a Roma, il 14 ottobre, al Tempio di Adriano, alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, e farà una proposta per il finanziamento dei beni culturali: lo Stato dovrebbe dare contributi economici, pari a quelli che i gestori hanno raccolto da soli, con i proventi dell’utilizzo e con sponsorizzazioni.

ALLA presentazione ci sarà anche Lorenzo Bacci, 30 anni, di Terricciola, in provincia di Pisa, il cui caso è citato come esempio virtuoso nel libro. Bacci, appassionato di archeologia e membro del Gruppo archeologico tectiana, si è interessato fin dal 2001, quando aveva 18 anni, agli ipogei etruschi di Terricciola: cunicoli che si estendono nel sottosuolo, in origine tombe etrusche (ipogei appunto) usate nei secoli come cantine e depositi. Bacci vuole creare una fondazione (con il Comune e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) per la tutela e la valorizzazione degli ipogei. «Su 48 — dice — l’unico fruibile è quello del Belvedere, di proprietà del Comune, visitato ogni anno da circa 1.000 persone: se valorizzati, i cunicoli potrebbero diventare un motore di sviluppo turistico».

La situazione di Terricciola, però, non è semplice: non si sa chi siano i proprietari degli ipogei, che non sono accatastati e di cui non si parla in alcun atto. L’unico documento in cui sono citati è un foglio catastale del 1800, remoto e non probante. Anche per questa situazione di incertezza, il Gruppo archeologico tectiana, nel 2013, ha abbandonato le diagnosi archeologiche che, con alterne vicende, andavano avanti dal 2001. Bacci sostiene che i dubbi sulla proprietà abbiano protratto, in maniera ingiustificata, lo stato di abbandono di un’area dalle forti potenzialità. Per questo ha chiesto un parere all’avvocato Laura Avolio.

Dai primi studi sembrerebbe lecito consentire l’intervento di cittadini interessati alla valorizzazione del patrimonio, mentre la natura privata o pubblica del bene, previo accatastamento, non sarebbe influente per qualificarlo come di interesse culturale. Ma come procedere con l’accatastamento? Potrebbe farlo il Comune? Bacci dice che le indagini archeologiche hanno portato a scoperte «che rivelano anche l’importanza che il vino ha avuto nei secoli a Terricciola. Bisogna abbandonare la paura e sbrogliare la situazione».