Il piromane e i ritorni di fiamma

Luca Mantiglioni

Luca Mantiglioni

Grosseto, 30 luglio 2016 - ONESTAMENTE, se sia mosso da interessi personali, se la sue gesta siano guidate da una mente malata o se stia provando le scene di una versione rivista e corretta di «Mezzogiorno di fuoco», poco ci interessa. Molto più interessati, invece, siamo al finale che ci auguriamo possa avere la carriera del piromane (o dei piromani) che da giorni gioca con i fiammiferi tra Grosseto, Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia, tralasciando le altre zone della Maremma dove comunque si sono registrati incendi anche importanti.

Nel 2012 un rogo doloso distrusse circa 50 ettari della pineta che accarezza la costa grossetana, arrivando a lambire i serbatoi di un distributore di carburante e anche alcune abitazioni della frazione balneare. Un ecosistema annientato e che richiederà decenni per essere ricostituito.

ANCORA oggi, gli esili arbusti che furono messi a dimora dopo la bonifica con la speranza che potessero diventare pini grandi e grossi, mettono più tristezza e senso di precarietà più che diffondere un rinnovato senso di fiducia.

E quindi, qualunque possa essere la motivazione che accompagna il piromane, proprio non ci interessa: è un criminale. Senza se e senza ma.

A dire il vero ad un certo punto, dopo alcuni giorni di roghi quotidiani, c’è stato anche un periodo di «sosta» della sua attività. Breve – tre giorni –, ma c’è stato.

Il cessato allarme è durato comunque poco e il centralino del «115» è ripreso a squillare per segnalazioni di incendi dolosi anche tre, quattro ma pure cinque volte in poche ore. Perché si vede che il piromane sarà pure un criminale, ma è soprattutto un nostalgico. Continua ad avere dei ritorni di fiamma