{{IMG_SX}}Perugia, 2 aprile 2009 - Volevano assicurare l’impunità a Raffaele Sollecito, all’epoca indagato per il delitto di Meredith Kercher proprio attraverso la diffusione delle immagini del corpo nudo e straziato della studentessa inglese. E’ quanto sostiene la procura di Perugia nell’avviso di conclusione delle indagini notificato al padre Francesco Sollecito, alla sorella Vanessa - tenente dei carabinieri in servizio a Roma -, alla matrigna Maria Papagni, detta ‘Mara’, alla zia Rosaria Achille, detta ‘Sara’ e a due giornalisti di Telenorba. Si tratta del direttore Enzo Magistà e di Antonio Procacci.

 

I sei devono rispondere anche di aver fatto pubblicare quelle immagini che illustravano "con particolari impressionanti - è scritto nel capo di imputazione - le condizioni in cui era stato rinvenuto il cadavere di Meredith, in modo da poter turbare il comune sentimento della morale e da poter provocare il diffondersi dei delitti, nonché offeso, in tal modo, la reputazione della giovane...". Gli indagati dovranno anche difendersi dall’accusa di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale.

 

Le indagini sul drammatico delitto di Mez non erano infatti ancora terminate il primo aprile del 2008 quando le immagini del sopralluogo della polizia scientifica andarono in onda sulla trasmissione 'Il Graffio' e sulla rubrica 'TG Norba Mattino' di Telenorba. Secondo la ricostruzione di carabinieri e polizia - che si sono basati anche sulle intercettazioni telefoniche - il padre di Sollecito e la sorella erano in possesso, legalmente, del materiale della Scientifica quando in tv andarono in onda quegli spezzoni raccapriccianti.

 

Tutto pur di aiutare Raffaele in cella. Nel corso delle indagini è emersa, da parte della famiglia, anche la frenetica ricerca di contatti con dei politici e dai telefoni spiati sono venuti fuori insulti e minacce agli investigatori. "Dobbiamo scuoiare la Mobile di Perugia - ripetono al telefono i parenti - se riusciamo a toglierci dai piedi il capo della omicidi e quell’ altro siamo a posto". La stessa indagine ha riunito anche la posizione di Maurizio Belpietro - direttore di Panorama - e del cronista Antonio Rossitto. Il pm Giuliano Mignini (nella foto) li accusa di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale per via di quell’artico "Chi ha fatto ubriacare Meredith" dove riportava che nel sangue di Mez "ci sarebbero circa 2,3 grammi di alcol per litro... uno stato da precoma".

 

Tutto ciò sebbene - è evidenziato nel capo d’imputazione - i dati dei periti del gip erano incoerenti rispetto a quelli raccolti dai consulenti del pm. E quello dell’ubriachezza fosse un elemento "inattendibile come riconosciuto dal perito, professor Congolani nell’udienza del 17 aprile 2008 dell’incidente probatorio". "Preferiamo non dire nulla" è il laconico commento dell’avvocato Luca Maori che assiste insieme a Giulia Bongiorno il giovane pugliese. Parla invece l’avvocato Francesco Maresca, legale dei Kercher. "La proiezione del video suscitò un sentimento di dolore nella famiglia perché le immagini erano violente. Fu un episodio del tutto inutile e ingiustificato che non aveva alcun interesse processuale e offensivo della memoria di Mez".