{{IMG_SX}}Perugia, 5 marzo 2009 - Per due settimane la sua faccia fece il giro del mondo e venne identificata come quella del 'mostro' che aveva sgozzato, dopo averla violentata, la studentessa inglese dal dolce sorriso. Ad indicarlo come l’assassino, la notte tra il 5 e il 6 novembre durante un interrogatorio in questura, Amanda Knox, l’americana alla quale Patrick Lumumba Diya aveva 'dato lavoro' nel suo pub di via Alessi frequentato da studenti e professori.

 

Quelle che poi si rivelarono essere solo infamanti bugie, riabilitando completamente il musicista congolese (a chiedere l’archiviazione perché il fatto non sussiste fu poi lo stesso pubblico ministero Giuliano Mignini), ebbero comunque un effetto devastante sulla sua vita. Per questo i suoi legali Carlo Pacelli e Scaroni, ora chiedono allo Stato un 'conto' pari a un miliardo di lire. "Una cifra esagerata" è la replica della Procura Generale e dell’Avvocatura dello Stato, che tuttavia non hanno fatto opposizione all’istanza di risarcimento.

 

Ma la somma, secondo gli avvocati del congolese, è assolutamente motivata dagli effetti devastanti del calvario al quale il loro assistito, prelevato la mattina del 6 novembre da casa davanti a moglie e figlio senza troppe spiegazioni, fu sottoposto suo malgrado. Il bar Le Chic, (il cui dissequestro è arrivato solo a fine gennaio 2008), nonostante il tentativo fatto dallo stesso Lumumba una volta chiarita la sua posizione, non è più riuscito ad attirare lo stesso giro di clienti; "troppo negativa evidentemente la pubblicità che si era creata intorno al mio assistito, che veniva comunque guardato con diffidenza e sospetto" ha fatto notare alla Corte d’Appello l’avvocato Carlo Pacelli.

 

Anche la moglie di Patrick, Alexandra, impegnata a seguire il primogenito che all’epoca aveva un anno e mezzo (oggi i Lumumba gli hanno 'regalato' anche una splendida sorellina), non potè seguire il locale che nel giro di breve tempo fu costretto così a chiudere definitivamente i battenti. "Ma è soprattutto il fatto che davanti a tutto il mondo è stato considerato l’assassino di Meredith, nonostante avesse respinto subito ogni addebito, che deve trovare una equa riparazione da parte dello Stato" ha sottolineato ancora il legale di Lumumba facendo presente, tra l’altro, che in seguito a questa vicenda Lumumba ha subito non solo gravissimi danni economici ma anche conseguenze psichiche sviluppando una patologia cronica legata allo stress.

 

Patrick, che ieri mattina ha partecipato all’udienza, che si è svolta a porte chiuse, ha poi scambiato qualche parola con i giornalisti, mostrandosi tutto sommato sereno. "E’ un periodo difficile - ha detto infilando un giubbotto di pelle bianca -. Ora sono disoccupato, la mia vita è stata travolta da quello che è accaduto. Cosa faccio adesso? Passo il tempo soprattutto scrivendo musica e canzoni", una in particolare sarebbe proprio ispirata alla sua vicenda e avrebbe anche un titolo 'Analogia'.

 

Alla richiesta di risarcimento, sulla quale la Corte si è riservata di pronunciarsi nei prossimi giorni, è stata allegata anche la consulenza tecnica del commercialista Francesco Taddei e quella medico-psichiatrica del dottor Davide Albrigo. "Le conseguenze personali e familiari subite da Lumumba sono quasi incalcolabili - ha concluso l’avvocato Pacelli -. In un attimo la vita dell’incolpevole Patrick come marito, padre e persona è stata distrutta totalmente, azzerando la stima di cui egli godeva nella comunità... Quanto vale tutto questo? Se fosse successo a vostro figlio?".